Taylor Fritz è il primo giocatore di singolare ad aver vinto una partita alle Atp Finals 2024 di Torino. L’americano ha sconfitto Daniil Medvedev con il punteggio di 64 63. Nella consueta conferenza stampa al termine della partita, ha lanciato la sfida a Jannik Sinner, commentato le nuove regole sul coaching e lasciato un pensiero simpatico sui siparietti del russo.
La sfida a Sinner
Sinner e Fritz si sfideranno per staccare virtualmente un biglietto per le semifinali delle Atp Finals 2024 con un turno di anticipo. Chi vincerà nella supersfida tra i due, infatti, sarà il primo qualificato del gruppo Ilie Nastase. Entrambi hanno ottenuto un successo all’esordio e questo risultato li porterà a sfidarsi nella giornata di domani (con tutta probabilità nella sessione serale).
Nella conferenza stampa successiva all’incontro con Medvedev, Fritz ha commentato il possibile passaggio del turno (sarebbe la seconda volta in carriera, dopo esserci riuscito nel 2022).
“Ovviamente, se vuoi uscire dal gruppo, probabilmente dovrai vincere due partite, quindi certo, sarebbe molto difficile cominciare con una sconfitta. Vincere oggi è stato molto importante per le mie possibilità di accedere alla fase a eliminazione diretta, ma davvero, può succedere di tutto.
Penso che tutti nel gruppo siano molto forti. Non sarei sorpreso se una qualsiasi combinazione di due giocatori riuscisse a qualificarsi per la fase finale: sono solo un paio di partite. È vero che domani giocherò contro Jannik, ma siamo nello stesso gruppo, quindi avremmo giocato a prescindere. Sono entusiasta perché, dopo aver giocato contro di lui agli Open, ho affrontato Carlos la settimana successiva alla Laver Cup, e subito dopo ho giocato contro Novak a Shanghai. Penso che in quelle tre partite abbia imparato molto su ciò su cui devo migliorare se voglio competere con quei giocatori. Penso di aver fatto un buon lavoro da allora lavorando su questi aspetti e migliorandomi. Sono davvero entusiasta dell’opportunità di vedere se quello che ho fatto finora mi aiuterà”.
La regola del coaching
Taylor è stato uno dei giocatori che più si è lamentato della regola sul coaching che sarà introdotta nel 2025. Ecco le sue parole a riguardo.
“Sì, penso che una cosa che rende il tennis uno sport unico, uno sport speciale, è che è davvero mentale tanto quanto fisico. È una parte grande, fondamentale, secondo me, riuscire a capire le cose ed elaborare una strategia da soli. Le persone cambiano quello che fanno in campo per adattarsi all’avversario: non voglio che un coach possa dire a qualcuno cosa dovrebbe fare perché vedi le cose in modo diverso quando non stai giocando la partita.
L’uno contro uno del tennis, dove non solo stai giocando l’uno contro l’altro, ma hai anche una sorta di battaglia mentale contro l’altro, è una parte importante del gioco. Penso che molte persone non se ne rendano conto. Penso che tu debba giocare quasi al massimo livello per capire davvero quanta strategia ci sia nel gioco.
L’elemento strategico è qualcosa che dovrebbe rimanere tra i due giocatori. Riuscire a creare una strategia, prendere decisioni, trovare soluzioni sotto pressione è importante quanto colpire un servizio o un dritto. Sarebbe assurdo se qualcuno potesse entrare in campo a servire per te, giusto? Quindi, perché qualcuno dovrebbe dirti cosa fare? Questo è semplicemente il mio punto di vista. Lo paragono a qualsiasi altra cosa che fai in campo. Perché qualcuno dovrebbe aiutarti? Non ho problemi con questo negli eventi a squadre come la United Cup, la Coppa Davis, la Laver Cup: in quel contesto il coaching ha senso. Per quanto riguarda il resto della stagione individuale, invece, per me non ce l’ha”.
Il siparietto di Medvedev
La chiosa finale sul siparietto di Medvedev che, sotto 5 a 2 nel secondo set, ha provato a rispondere con la racchetta impugnata al contrario.
“Mi sono solo messo a ridere. Penso che lui sia davvero divertente, ad essere onesto. Anche quando non gioca contro di me, mi fa sempre ridere. Stavo ridendo molto tra un punto e l’altro quando lanciava la racchetta in aria. È semplicemente il suo modo di fare. Aveva la racchetta capovolta, ma era 40-0 sul mio servizio. Alla fine, è riuscito a rispondere comunque. Ho dovuto ricordarmi di rimanere davvero concentrato.
Il modo in cui ha giocato alcuni punti sul 52, quando era al servizio, mi ha fatto capire che voleva mantenere quel game e che poi avrebbe provato a breakkarmi sul 5-3. A volte, quando gli avversari si comportano come se non ci stessero provando, magari non ci stanno provando solo per un gioco e tu puoi finire per perdere la concentrazione. Poi iniziano a giocare di nuovo e ti prendono alla sprovvista.
Questo succede molto più spesso nel tennis professionistico di quanto si pensi: questa sorta di semi-mollare e poi tornare a giocare seriamente e coglierti di sorpresa. Ho dovuto restare concentrato e farmi trovare pronto sul 53.
Sapevo che, se non avessi servito bene in quel game, lui non me l’avrebbe regalato. Avrebbe provato con tutte le forze a rubarmi il servizio e avrebbe giocato un buon game. Fortunatamente per me ho servito in maniera davvero solida lì. Non gli ho dato praticamente nessuna possibilità di giocare quel game. Lui avrebbe sicuramente lottato per quel game, se mi avesse breakkato lì, saremmo stati praticamente pari”.
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