Matteo Berrettini ha ottenuto una vittoria all’esordio all’Atp500 di Vienna contro Marton Fucsovic (75 64). Nelle consuete interviste al termine della partita, l’azzurro ha analizzato le cose positive del match, sottolineando l’importanza del proprio servizio.
I commenti di Matteo
Dopo il mezzo passo falso all’Atp250 di Stoccolma, dove sicuramente poteva fare meglio, Berrettini si è presentato ai nastri di partenza dell’Atp500 di Vienna da numero 41 del mondo e con la voglia di riprendersi la top30 prima di fine stagione.
L’azzurro ha ottenuto una buona vittoria all’esordio con Fucsovic. Matteo si è imposto con il punteggio di 75 64, senza mai concedere una palla break al proprio avversario e senza soffrire particolarmente sul proprio servizio.
Proprio questo fondamentale, come sottolineato dallo stesso Berrettini, è di vitale importanza durante tutte le sue partite (specialmente sul cemento indoor europeo).
“Devo dire che servire bene è stata la chiave. Quando servo bene ho meno pressione e posso investire più energie nei game in risposta. Fra l’altro sono anche riuscito a trovare continuità in risposta che è una cosa molto importante. In generale comunque credo che tutto parta dal servizio e sono molto contento di come ho giocato. Poi devo dire che sono molto contento di essere qua a Vienna, è un torneo che mi piace, in cui non vedo l’ora di giocare e di cui ho dei bei ricordi.
Il 2024? Sì, è stato un anno particolare. Ho iniziato la stagione in ritardo, perché ho cominciato giocando a Phoenix e poi ho continuato bene a Marrakech dove ho vinto il torno. Subito dopo Marrakech però è stato un brutto momento perché mi son dovuto fermare di nuovo. Mi sembrava incredibile essermi fatto male un’altra volta e sembrava quasi come il ripetersi di una storia già vista, che alla fine mi ha fatto saltare la stagione sulla terra, a cui tengo tanto e dove mi piace giocare. Poi, però, sono orgoglioso di poter dire che ho superato mentalmente quel momento ed è tornata subito la voglia e l’energia per ritrovare la gioia di scendere in campo”.
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