Caso Sinner, anche Roddick si schiera: ecco la sospensione massima che dovrebbe avere
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Il caso doping scoppiato attorno a Jannik Sinner ha coinvolto moltissimi addetti ai lavori. Nel suo podcast Served with Andy Roddick, lo stesso Andy Roddick ha voluto ribadire la sua vicinanza al numero 1 del mondo.

Le parole di Roddick

Sinner, dopo l’assoluzione da parte dell’ITIA e di un tribunale indipendente nel caso doping scoppiato durante il masters1000 di Indian Wells e finito solamente con la decurtazione del montepremi e dei punti conquistati in California, è di nuovo nell’occhio del ciclone. L’azzurro, infatti, verrà processato nuovamente dal TAS per via del ricorso presentato dalla WADA (World Anti-Doping Agency). Il capo di accusa? Negligenza: Jannik, secondo l’organo internazionale, è colpevole di non essersi informato dei principi presenti nelle creme e negli unguenti del proprio fisioterapista.

Di tutt’altra idea è l’ex numero 1 del mondo Roddick. L’americano, infatti, ha spiegato come la prontezza di Sinner nel presentare le prove entro le 48 ore dalla positività sia un chiaro segnale d’innocenza.

In tutti quei casi in cui sei accusato di negligenza, se sei abbastanza organizzato e consapevole di quello che succede, sai che hai 48 ore di tempo da quando sei notificato della positività ad una sostanza vietata. Quindi parli con il tuo staff e la tua squadra di avvocati per risolvere la questione nel più breve tempo possibile e questo è ciò che ha fatto Jannik. È riuscito a fare tutto nelle 48 ore e questo è il motivo per cui non si è mai fermato.

Bisogna fare una proposta formale ai giudici ed è stato fatto. Sinner l’ha fatto ed è per questo che molti credono ad un doppio trattamento. In realtà, lui ha fatto tutto secondo i tempi e le regole ed è per questo che non si è mai fermato. Se non avesse fatto in tempo e avesse portato le prove durante lo US Open, per esempio, sarei stato il primo ad incolparlo, ma non è stato così. Sarei stato quindi d’accordo per una sospensione massima di sei mesi, non due anni.

Non credo proprio che abbia assunto la sostanza di proposito. Ha subito portato le prove entro le 48 ore. Ha messo tutto a posto in breve ed è tornato a giocare subito. Si è riuscito a muovere così agilmente grazie anche all’ottima squadra di avvocati che ha. Non è scontato essere un bravo tennista e riuscire ad avere questa efficienza dai propri legali”.

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