Nel nome del padre, della madre e di quell’amore chiamato tennis: Sebastian Korda

Correva l’anno 1992 quando Petr Korda e Regina Rajchrtová si univano in matrimonio. Un connubio nato nel nome del circus. Entrambi ventiquattrenni, entrambi tennisti affermati. Lui detentore di svariati titoli in singolare e doppio, top 5 e desideroso di uno slam (che poi arriverà). Lei fresca del best ranking (nr.26) e pronta a spiccare un volo che, nonostante una carriera a buon livello, non spiccherà mai.

Florida, 5 luglio 2000. Caldo asfissiante, poche energie ma un buon motivo per festeggiare in casa Korda. Viene alla luce Senastian. Sarà lui a riportare il sangue della famiglia nel mondo del tennis? Fiduciosi che possa ripercorrere le loro orme, il padre e la madre seguono il ragazzo, senza mai essere troppo ingombranti. Preferiscono restare dietro le quinte.

Qualche anno dopo, un sospiro di sollievo. Qualcosa c’è! E non era scontato dal momento che le due sorelle di Sebastian, Nelly e Jessica, avevano scelto un’altra strada: il golf. E poi anche perché i geni e il cognome non sono mai un’assoluta certezza del principio d’identità. Dipende sempre da fattori imponderabili.

Il segno del destino

Quel qualcosa comincia a prendere corpo fini dai primi match nel circuito Juniores, quando arriva un segno del destino. Nel gennaio 2018 il giovane Sebastian conquista il titolo al torneo juniores dell’Australian Open, sconfiggendo in finale Tseng Chun-hsin. La vittoria a Melbourne, avvenuta esattamente 20 anni dopo quella del padre Petr agli Australian Open 1998, lo porta in vetta alla classifica mondiale di categoria. La speranza lascia il posto a una mezza certezza. Gli sforzi del millennial cominciano a ripagare la fede dei genitori.

Sacrifici che comunque l’americano dovrà continuare a fare. Sì, perché Korda junior ha bisogno di migliorarsi continuamente. Non ha un talento innato, ed è molto diverso da chi lo ha messo al mondo. In primis è destrorso e non mancino come Petr, poi ha un discreto rovescio bimane e non quello spettacolare a una mano che era il marchio di fabbrica del padre. Ma, soprattutto, il braccio non scorre così rapido. Insomma ci sono caratteristiche che il buon Sebastian non ha ereditato. Tuttavia, altre qualità lo stanno spingendo verso il ‘tennis che conta’. Il lavoro paga e pagherà sempre.

La prima consacrazione

I risultati ottenuti tra il 2020 e il 2021 rappresentano la sua prima consacrazione. Dalla cavalcata al Roland Garros (partendo dalle qualificazioni e battendo Seppi, Isner e Pedro Martinez) fermata da Rafa Nadal, al primo titolo da professionista nel Challenger di Eckental. Fino ad arrivare alla prima finale ATP a Delray Beach (persa contro Hurkacz) e ai recenti successi su Fognini, Karatsev e Schwartzman nel Masters 1000 di Miami. Si comincia ad intravedere un futuro radioso.

Merito anche dei genitori? Sicuramente. I due lo hanno indirizzato con perseveranza, ma mai con quell’ossessività che spesso può risultare deleteria. Lo consigliano ma non lo oscurano. Infatti, oggi Petr è solo un motivatore di lusso per Sebastian, ma non il suo coach.

Il percorso di crescita sarà ancora lungo, ma sembra che il ragazzo di Bradenton abbia ormai raggiunto quella consapevolezza che potrebbe portarlo molto in alto. Nel nome del padre, della madre e di quell’amore chiamato tennis: la storia di Sebastian Korda comincia a farsi davvero interessante.


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