Nonostante il patteggiamento raggiunto con la WADA continuano a piovere accuse su Jannik Sinner: si parla di violazione del regolamento.
La vicenda che tormentava Jannik Sinner è finalmente giunta a conclusione. Il numero uno al mondo dovrà rimanere fermo fino al 4 maggio in virtù del patteggiamento con la WADA: l’Agenzia Mondiale Antidoping aveva presentato ricorso contro l’assoluzione dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency) sul caso Clostebol che riguardava proprio Sinner.

La WADA ha tenuto a precisare che quello di Sinner non è un caso di doping ma ha rimarcato come l’atleta italiano e il suo staff siano stati negligenti: per questo si è arrivati a un patteggiamento, ovvero a una squalifica di tre mesi per il 23enne di San Candido. Sinner può così mettersi alle spalle una vicenda che lo ha inevitabilmente condizionato nell’ultimo anno: il campione altoatesino tornerà in campo agli Internazionali d’Italia a Roma, si spera ancora da numero uno del ranking ATP.
Il patteggiamento tra Sinner e la WADA ha suscitato però reazioni contrastanti. Alcuni giornali esteri non hanno accolto molto bene la conclusione di questa vicenda: tra questi c’è L’Equipe, che ha parlato di “sospensione su misura” e ha anche rivolto a Jannik un’altra accusa. Secondo il quotidiano francese, infatti, Sinner avrebbe violato l’articolo 10.14.1 del Codice antidoping allenandosi a Doha nonostante la squalifica.
Caso Sinner: regole infrante, scoppia la polemica
Oltre all’Equipe anche il giornale tedesco Die Zeit ha sottolineato lo stesso concetto, pubblicando anche un video del 14 febbraio che mostra come Sinner si sia allenato con il ceco Jiri Lehecka. Nel comunicato della WADA del 15 febbraio, ovvero il giorno dopo, veniva precisato che la squalifica del numero uno al mondo iniziava dal 9 febbraio.

Ma allora Sinner ha davvero violato il Codice antidoping? No, perché il comunicato della WADA arriva dopo il giorno in cui Sinner si è allenato. Dato che non ancora veniva colpito dalla squalifica Jannik poteva allenarsi senza problemi. Proprio l’Agenzia Mondiale Antidoping ha spiegato perché la squalifica di tre mesi parte dal 9 febbraio.
Nel periodo di stop sono stati infatti conteggiati i quattro giorni già scontati da Sinner durante la sospensione provvisoria (4-5 aprile e poi 17-20 aprile). Pertanto tutto è stato svolto nel pieno rispetto delle regole: le accuse formulate dall’Equipe e da Die Zeit non hanno alcun fondamento, Sinner può (finalmente) dormire sonni tranquilli.
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