Per Jannik Sinner suona più forte che mai l’allarme: dichiarazioni clamorose sulla squalifica in arrivo
Dopo qualche settimana di riposo, a seguito del trionfo conseguito agli Australian Open, sta per tornare in campo Jannik Sinner. Il numero uno del ranking ATP pronto a disputare il suo secondo torneo stagionale, mettendosi in gioco all’ATP 500 di Doha. Un appuntamento piuttosto prestigioso dove ci saranno molti dei suoi avversari principali e dove di sicuro non mancheranno le emozioni.
Si iniziano a fare le prove generali per i due appuntamenti principali del mese di marzo, i due tornei del Sunshine Double negli Stati Uniti, vale a dire i Masters 1000 di Indian Wells e di Miami, che mettono in palio punti pesanti per la classifica. L’obiettivo, naturalmente, per Jannik è arrivarci al massimo della forma, per proseguire nella sua cavalcata fino a questo momento incontrastata al vertice del ranking, che l’azzurro non ha più mollato da giugno dello scorso anno. La prossima sarà la 37esima settimana consecutiva da numero uno, superando Carlos Alcaraz nel numero di settimane vissute in testa.
Per Jannik, però, sullo sfondo, oltre ai principali tornei in calendario da provare a vivere da protagonista, c’è sempre la solita questione. Mancano circa due mesi al verdetto del TAS sulla vicenda Clostebol, il che chiuderà definitivamente, in un verso o in un altro, l’argomento doping che lo riguarda. E’ stata provata la contaminazione accidentale, ma questo non è bastato a scagionarlo definitivamente. Il ricorso della WADA rappresenta un rischio considerevole e il dibattito, in questi mesi, è stato piuttosto acceso come sappiamo. Arriva adesso un annuncio preoccupante sulla possibile squalifica.
Sinner, il portavoce della WADA a gamba tesa: “Chiediamo uno o due anni di squalifica”
A prendere la parola è James Fitzgerald, portavoce della WADA, che è intervenuto in una lunga intervista concessa al quotidiano ‘La Stampa’. Fitzgerald ha ribadito come l’Agenzia Internazionale Antidoping punti a ottenere una lunga squalifica per Sinner.
“Abbiamo già dichiarato a settembre come la conclusione di nessuna colpa o negligenza non fosse corretta secondo le norme correnti – ha spiegato – Chiediamo un periodo di sospensione compreso tra uno e due anni. Non vogliamo la cancellazione di alcun risultato. Non intendiamo commentare alcun caso particolare, ma il principio di responsabilità oggettiva è fondamentale nel mondo dello sport. Sarebbe troppo facile per un atleta positivo a una sostanza non dover spiegare da dove proviene o come entrata nel suo organismo, in questo modo non esisterebbe alcun antidoping“.
