Il campione altoatesino ha fatto un ritorno lampo a casa per le festività natalizie: nessuno voleva credere a ciò che ha sentito
‘There’s no place like home‘, recita un famoso proverbio di matrice anglosassone usato spesso, in epoca moderna, dai cittadini americani per evidenziare l’importanza e l’emozione di tornare nelle terre in cui si è cresciuti. Nella casa di famiglia, magari molto diversa, per abitudini e tradizioni, dallo stile rappresentato dalla vita quotidiana da giovane adulto. Un’esistenza magari anche soddisfacente, ma ben lontana, geograficamente e socialmente, dal paese di origine.
Immaginiamoci quanto possa essere valido questo assunto per uno come Jannik Sinner, autentico giramondo per professione, nato e cresciuto in un paesino di appena 2500 abitanti che per certi versi, trattandosi di una località di alta montagna ad appena 6 km dal confine austriaco, non sembra nemmeno Italia.
Per lo meno non il paese rappresentato dalla Roma di Matteo Berrettini e, scorrendo all’indietro nel tempo, di Adriano Panatta. Ma nemmeno la Torino di Lorenzo Sonego o la Carrara di Lorenzo Musetti. Quante volte si è parlato della diversità, proprio a livello di comportamenti e di modi d’essere, di Jannik Sinner rispetto al prototipo dello sportivo italiano di successo.
Una differenziazione che nel tempo tutti, anche i più scettici, hanno iniziato a riempire di aspetti positivi. Di caratteristiche e peculiarità che mancano nella stragrande maggioranza non solo dei suoi colleghi, ma anche di tanti tifosi che nel tempo hanno imparato ad idolatrarlo.
Ora mettete insieme tutte queste informazioni e immaginate cosa significhi, per uno abituato a girare il mondo per 11 mesi l’anno, tornare a casa per le festività natalizie. Un’emozione forse gestibile solo da un computer come il fenomenale tennista altoateesino.
Sinner, ritorno a casa per Natale: tentazioni bandite
Dall’estate perenne di Dubai, dove ha trascorso due settimane allenandosi duramente in vista dell’inizio della nuova stagione, ai -17 gradi di Sesto Pusteria, il paesino che divide con la vicina San Candido, dove effettivamente il campione è nato il 16 agosto del 2001, la paternità dei natali del tennista.
Il campione dell’ultima edizione degli Us Open e delle Nitto ATP Finals – per non parlare degli Australian Open, torneo in cui è chiamato a difendere il titolo tra un paio di settimane – non poteva mancare al tradizionale appuntamento del Natale in famiglia.
Stretto dall’affetto dei suoi cari, tra chiacchierate davanti al camino e una sciatina leggera in compagnia degli amici di sempre, Jannik ha trascorso qualche ora di piena libertà e spensieratezza. Ma senza esagerare.
Certo, difficile resistere alle prelibatezze di papà Hanspeter, chef di tutto rispetto, che tra canederli e biscotti ha involontariamente attentato alla linea del suo gioiello. Ebbene, non c’è stato nulla da fare. Perfino quando forse uno strappo alla dieta gli sarebbe stato concesso anche dal suo staff, il campione ha detto ‘no‘.
Meglio evitare i dolci, che dalle sue parti, anche per avere la giusta energia in vista di lunghe passeggiate in montagna o di interminabili saliscendi dalle funivie, non sono propriamente adatti alla sua rigorosa disciplina fisica. Che non ammette deroghe. Nemmeno nei giorni di Natale.