Che paura per Sinner: verdetto spaventosa sulla squalifica

Prima il sospiro di sollievo, poi il rilancio della Wada sul caso Clostebol: che paura per Sinner!

Lo scorso giugno ha celebrato il sogno di una vita, ossia diventare numero del mondo superando le aspettative di inizio anno. Un anno, il 2024, cominciato con gli Australian Open e concluso con la vittoria della Coppa Davis per la seconda volta consecutiva. Cosa mai capitata alla nostra selezione.

Sinner
Che paura per Sinner: verdetto spaventosa sulla squalifica

Ma Jannik Sinner ha la testa sempre concentrata sull’ormai celeberrimo caso Clostebol, nato durante lo scorso Indian Wells ed esploso mediaticamente negli ultimi mesi. Nonostante il campione azzurro sia stato fondamentalmente scagionato da ogni tipo di collegamento col doping, la Wada, l’agenzia mondiale di riferimento, ha voluto riaprire il caso. E il rischio concreto, sebbene le prove non siano solidissime, è quello di saltare uno o due anni. Una mazzata non di poco conto considerando la forma del campione.

Caso Sinner, parla il direttore generale della Wada

Tanto si è detto e scritto su questo caso importante e che ha come protagonista il numero uno al mondo del ranking Atp. Nel caso in cui dovesse risultare colpevole dalla Tas, il tribunale internazionale dello sport, gli avvocati del campione si metterebbero in moto e cercherebbero quantomeno di minimizzare i colpi incassati. Parliamo soltanto di ipotesi, visto che la sentenza è ancora di la da venire.

Ma intanto la Wada si fa sentire, per la prima volta parla del caso alla stampa e non risparmia critiche contro nessuno. “La nostra posizione è che esiste ancora una responsabilità dell’atleta nei confronti di coloro che lo circondano. Quindi è questo punto giuridico che sarà discusso al TAS”, afferma all’agenzia di stampa Afp Oliver Niggli, direttore generale dell’agenzia.

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Caso Sinner, parla il direttore generale della Wada (Ansa) – Tennisfever.it

Per Niggli il ricorso non è un tentativo di andare contro Sinner, ma è collegato al fatto che se ci sono delle responsabilità giuridiche in merito all’assunzione della sostanza, è bene far chiarezza per non creare precedenti pericolosi.

“Personalmente – prosegue il direttore – trovo che la tutela della reputazione di un atleta debba essere la nostra prima preoccupazione. Viviamo in un mondo in cui i social sono quello che sono e fanno sì che una reputazione possa andare in fumo in brevissimo tempo”, ha concluso, facendo capire che da parte dell’agenzia vi è tutta l’intenzione di andare avanti e far chiarezza su questo caso intricato.

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