Quella che sta per concludersi è stata un’annata semplicemente fantastica per Jannik Sinner. Ed uno degli artifici del successo ottenuto dall’altoatesino è sicuramente Simone Vagnozzi, il quale – assieme a Darren Cahill – ha guidato l’azzurro verso il definitivo salto di qualità, fino a condurlo alla vetta del ranking mondiale.
L’ex tennista classe 1983, che in passato era già riuscito ad esaltare le doti di Marco Cecchinato e Stefano Travaglia, ha rilasciato una lunga intervista a “Il Corriere Adriatico” ripercorrendo le tappe di questa fantastica stagione, soffermandosi sui momenti cruciali che hanno contrassegnato il 2024 del giovane altoatesino e del tennis italiano in generale. Vi proponiamo di seguito le sue considerazioni.
Cominciamo, innanzitutto, dall’argomento per eccellenza degli ultimi giorni. Ovvero dal doppio trionfo azzurro in Coppa Davis e in Billie Jean King Cup. Una doppietta che Vagnozzi ritiene – a giusta ragione – non essere casuale. “Non è un momento, ma un percorso. La federazione è stata brava a investire sulla preparazione. Tanti ex giocatori come me, Santopadre e Cipolla hanno intrapreso la strada da allentori. I risultati sono arrivati con Fognini, Seppi, Cecchinato, Berrettini e poi Sinner. Ora i ragazzini sognano di diventare Jannik, bisogna gestire il momento“, ha affermato il nativo di Ascoli Piceno.
Soffermandosi proprio sul classe 2001 tirolese, Vagnozzi ha aggiunto: “L’anno è stato lungo e intenso, la Davis è una competizione diversa e secondo noi era giusto che Jannik la vivesse con i compagni di nazionale e il capitano Volandri. Ovviamente gli ho però mandato un messaggio qualche secondo dopo la vittoria scrivendo ‘missione compiuta’”.
Di missioni, Jannik, ne ha compiute parecchie durante quest’anno. Una piccola ‘macchia’, però, è stata la sua sconfitta in semifinale a Wimbledon contro Daniil Medvedev. Un match che Vangozzi non ha ancora dimenticato: “Vorrei rigiocare la partita con Medvedev a Wimbledon, uno Slam dove vogliamo arrivare in fondo“. E sulle epiche sfide tra l’azzurro ed Alcaraz:“Non cambierebbe nulla se fosse in finale o al primo turno, uscirebbe una partita fantastica anche nel cortile di casa”.
Interessante anche l’osservazione sui miglioramenti al servizio raggiunti da Jannik: “Lo ha reso più sicuro, in particolare nei momenti chiave. Basti pensare che ha fatto ace per dodici volte nel primo set domenica in finale con l’olandese Griekspoor”.
Immancabile, per ovvi motivi, il passaggio sull’ormai arci-noto caso doping che ancora affligge l’altoatesino. “Tutti sanno che Jannik non ha fatto niente di male. Non si può squalificare un giocatore per una contaminazione acclarata dove non poteva evitare di essere contagiato”, ci ha tenuto a sottolineare Vagnozzi.
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