A margine delle Atp Finals di Torino, Flavia Pennetta ha rilasciato un’interessante intervista a La Stampa in cui si è soffermata sul caso doping scoppiato attorno a Jannik Sinner. La campionessa dello US Open 2015 si è schierata in favore del connazionale e ha attaccato pesantemente il sistema.
Il caso Sinner
Ve l’abbiamo raccontato per settimane e, per fortuna, ora sembra un momento in cui tutti si stanno focalizzando più sul tennis che sugli scandali. Dopo l’assoluzione da parte dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency) per il caso legato al Clostebol (è stato trovato positivo per miliardesimi durante il masters1000 di Indian Wells), la WADA (World Anti-Doping Agency) ha deciso di fare ricorso nei confronti di Sinner.
All’azzurro non è imputato l’aver assunto consapevolmente il Clostebol (ampiamente dimostrato come sia arrivato a contatto con la sostanza attraverso una medicazione del proprio fisioterapista), ma la negligenza di non essersi interessato ai principi presenti nella pomata usata da quest’ultimo. Accuse abbastanza forzate, che porteranno Jannik di fronte al TAS di Losanna. Il rischio? Fino a due anni di squalifica.
In molti sono intervenuti sulla questione, a favore e contro il numero 1 del mondo. Una cosa, però, è stata da tutti sottolineata: la bravura di Jannik nel giocare con questo peso sulle spalle come se nulla fosse. Dalle accuse, infatti, l’azzurro ha conquistato lo US Open e il masters1000 di Shangai, oltre ad un percorso fin qui perfetto alle Atp Finals di Torino.
Durante una recente intervista con La Stampa, la campionessa dello US Open 2015 Pennetta ha voluto dire la sua sul caso. Flavia ha così protetto Sinner e si è scagliata contro il sistema internazionale.
“Per Sinner non è facile gestire tutte le questioni extra-campo, la questione del doping è ancora presente. Lui è consapevole che rispetto ad altri ha la possibilità di giocare. Ha continuato a giocare molto bene e a gestire tutte le situazioni alla perfezione nonostante tutto.
Il sistema è stato criticato da tanti, io metto la mano sul fuoco che Jannik non ha fatto nulla, ma il grande problema è stato il sistema. Le regole devono essere omologate, se non ti presenti a tre controlli antidoping sei squalificato come un dopato qualsiasi. In tante piccole cose il sistema dell’antidoping è sbagliato”.
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