Dopo la sconfitta con Luciano Darderi all’Atp500 di Vienna, Dominic Thiem ha deciso di appendere definitivamente la racchetta al chiodo. Tanti i messaggi di supporto da parte dei propri colleghi, tra i quali spiccano quelli di Jannik Sinner e Matteo Berrettini.
Il saluto di Sinner e Berrettini
Sembrano passate decadi da quando Thiem, in piena pandemia da Covid-19, alzava al cielo lo US Open 2020. Un momento che l’avrebbe dovuto lanciare definitivamente, ma che invece è stato più grande di lui.
Dopo la grandissima vittoria a Flushing Meadows, infatti, l’austriaco non è più riuscito a ripetersi. Due sole finali raggiunte nei successivi quattro anni: la prima, pochi mesi dopo New York e ancora in un ottimo stato di forma, persa contro Daniil Medvedev alle Atp Finals di Londra; la seconda nel 2023 all’Atp250 di Kitzbuhel persa con Sebastian Baez.
In quattro anni, come vi abbiamo detto, è cambiato tutto. Thiem non è mai più riuscito a tornare quello di prima complici gli infortuni e una tenuta mentale che spesso non l’ha aiutato. L’austriaco ha più volte raccontato i suoi demoni nelle ultime stagioni e forse lasciare il tennis potrà dargli quella pace che non ha più trovato in campo.
Nell’ultimo match della propria carriera, davanti il proprio pubblico all’Atp500 di Vienna, è uscito sconfitto dal nostro Darderi (76 62).
Pochi minuti dopo il termine del match, altri due italiani hanno salutato con bellissime parole l’addio di Thiem al tennis: Sinner e Berrettini.
“Non ho mai giocato contro Dominic in una partita ufficiale, ma come essere umano e persona è stato incredibile. Non gli importava in quale posizione di classifica sia arrivato o quanto fossi giovane, ti salutava sempre e parlava con tutti. Spero ancora di vederlo ai tornei, visto che porta ottime energie positive nello spogliatoio e in campo. Penso che mancherà a tutti i giocatori” (Sinner).
“Era un giocatore molto completo, aveva tutto. Il rovescio, il dritto, il servizio, una buona mobilità, combatteva ogni palla come se fosse un inferno, aveva anche delle mani fantastiche, era sempre molto difficile affrontarlo.
Abbiamo giocato su tante superfici diverse, ma la prima volta è stata al Roland Garros 2018 sulla terra battuta. Ricordo un’intensità molto alta, è arrivato fresco fino alla fine, è stato allora che ho capito quanto dovevo lavorare duro per battere questo ragazzo.
Quella era la sua forza, lo ammiro molto per l’energia che portava sempre in campo” (Berrettini).
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