La notizia era nell’aria da qualche giorno, ed è stata ufficializzata nelle ultime ore. L’ITF ha annunciato che, a partire dal prossimo 1° gennaio, quella del cosiddetto “coaching” sarà una pratica concessa in tutti i tipi tornei.
Per la verità, non si tratta di una vera e propria rivoluzione: come noto, già quest’anno il circuito Atp aveva avviato una sperimentazione in tal senso, mentre il circuito Wta aveva ‘sdoganato’ la pratica a partire dal 2023. Ci sono però delle novità che adesso andiamo a vedere.
Il nuovo regolamento relativo al coaching nella sua interezza è presente sul sito ufficiale dell’ITF, ma è facilmente riassumibile in questi punti.
Da segnalare, inoltre, che il coaching sarà regolamentato nel modo seguente:
Insomma, piccole novità per una ‘liberalizzazione’ di una pratica che, ormai, era sempre più diffusa, sebbene irregolare (fino a qualche tempo fa) o solo parzialmente regolare (con la sperimentazione avviata di recente). Generalmente, la notizia è stata accolta in maniera abbastanza positiva da parte dei giocatori. Ma, tra i tanti protagonisti dei circuiti maschile e femminile, c’è anche chi ha manifestato la sua contrarietà, e l’ha fatto in modo abbastanza duro.
Ci riferiamo a Taylor Fritz e Denis Shapovalov, i quali hanno entrambi affidato il loro sfogo ai sociali. Sia il californiano che il canadese, nel dettagli, ritengono che un eccessivo ricorso al coaching possa snaturare la vera natura del tennis.
“Possiamo smettere di rovinare l’aspetto mentale/strategico uno contro uno di questo sport. PER FAVORE“, ha scritto l’attuale numero 6 al mondo su “X”.
“Non solo come tennista, ma anche come appassionato di questo sport, è triste vedere queste nuove regole sul coaching”, gli ha fatto eco Shapovalov. Che poi ha aggiunto: “Il tennis è speciale perché sei solo in campo. Perché state cercando di cambiare la bellezza di questo gioco?”.
Una polemica che ha coinvolto anche gli appassionati, che a loro volta hanno espresso sui social le opinioni più disparate, andando a definire un quadro di sostanziale divisione. Per quanto ci riguarda, capiamo il punto di vista di tutti ma propendiamo per sposare la schiera dei favorevoli. Il motivo è semplice: come dicevamo in precedenza, la pratica del coaching era una pratica estremamente diffusa in passato, lo è oggi e non sarebbe potuto essere diversamente in futuro. In sintesi, non avrebbe avuto senso lasciarla lì, nel mondo di mezzo, continuando a creare problemi agli arbitri.
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