Jannik Sinner, come ampliamente detto nelle scorse ore, è il nuovo campione del masters1000 di Shangai. L’azzurro ha superato agilmente in finale Novak Djokovic con il punteggio di 76(4) 63. Al termine della sfida, sul Corriere della Sera, è arrivata la puntuale analisi di Adriano Panatta.
Sinner, dopo la sconfitta in finale all’Atp500 di Pechino, ha rialzato la testa e ha alzato al cielo il masters1000 di Shangai. Con il trofeo più importante della Cina, l’azzurro è a quota sette tornei vinti in questo 2024 da record in otto finali disputate (unica persa, come detto, all’Atp500 di Pechino per mano di Alcaraz).
Jannik ha conquistato l’Australian Open, lo US Open, i due Atp500 di Rotterdam e Halle e i tre masters1000 di Miami, Cincinnati e Shangai. Con questi risultati è già sicuro di chiudere la stagione al numero 1 del mondo (con ancora altri punti da mettere in cassaforte tra masters1000 di Parigi-Bercy e Atp Finals a Torino).
Tornando al campo, il numero 1 del mondo sta dimostrando una grandissima continuità di risultati. Il dato che più ci aiuta in questo senso è il numero di sconfitte: sei, di cui tre arrivate contro il grande rivale Alcaraz (due in semifinale tra masters1000 di Indian Wells e Roland Garros e una nella finale dell’Atp500 di Pechino).
Proprio con lo spagnolo, ha voluto aprire il proprio articolo per il Corriere della Sera la leggenda del nostro tennis Panatta.
“Sinner ha due anni in più e una maturità già acquisita, quella che Alcaraz sta ancora cercando.
Poco più di una settimana fa stavamo commentando la bella vittoria dello spagnolo sul nostro numero 1. La terza in una stagione che ha visto Jannik perdere appena sei match. Complimenti ad Alcaraz, più che meritati. Quando riesce a esprimersi al massimo delle sue possibilità, diventa kryptonite anche per il nostro SuperSinner. Pochi giorni dopo, però, si è fermato ai quarti di un torneo che vale due volte quello di Pechino, mentre Jannik ha giocato la finale in uno e ha vinto l’altro. Se l’indicazione ha un senso, e al momento credo proprio ce l’abbia, Jannik finirà per vincere più di Alcaraz. Perché ha un tennis più compiuto, più solido. E la solidità, nel tennis, ha sempre pagato”.
Sulla finale con Djokovic, invece, il vincitore del Roland Garros 1976 non ha dubbi.
“È ancora competitivo? Sì, se il confronto è con gli inseguitori di Sinner e Alcaraz, anche tra i top10. Contro i primi due, ho i miei dubbi. Il match di ieri con Sinner me ne ha dato conferma. Ha giocato bene il primo set, ma ha pagato lo scotto nel tiebreak e poi nel secondo. Ai ritmi così alti in cui si esprime Sinner, Nole finisce per disunirsi. Se ha voglia di continuare, è libero di farlo. Se ha voglia di vincere i titoli più importanti, la strada è ormai in salita, più su della Cima Coppi, ma credo che Nole lo abbia capito”.
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