Alexander Zverev è il nuovo numero due del mondo del tennis. Grazie ad un 2024 da 56 vittorie e 17 sconfitte, il tedesco si è messo alle spalle il periodo che ha fatto seguito al grave infortunio alla caviglia patito nella semifinale del Roland Garros 2022 contro Rafa Nadal, e, soprattutto, si è messo dietro in classifica nomi del calibro di Carlos Alcaraz, Novak Djokovic e Daniil Medvedev. In questo momento solo Jannik Sinner è messo (molto) meglio di lui.
Ma in casa Zverev, sportivamente parlando (tralasciamo le accuse di violenza domestica che ancora pendono su di lui) non è tutto oro quel che luccica. A 27 anni Sascha ha un palmares di tutto rispetto: 22 tornei vinti, di cui ben 6 titoli Masters 1000, presenza costante nelle parti altissime del ranking, vittorie di prestigio contro i migliori giocatori della sua epoca. Spicca però un’assenza pesante dalla sua prestigiosa bacheca, pesantissima: non ha mai sollevato un trofeo che conta di più per un tennista, quello di un torneo Slam.
Analizzare il motivo per cui Zverev non ha mai vinto un Major, arrivando solo due volte, nello US Open 2020 e nel Roland Garros 2024, a giocarsi la finale, non è un esercizio semplice. Da quando si è affacciato nel circuito, il nativo di Amburgo è stato subito dominante, le sue doti non sono in discussione, ha dei colpi che sono praticamente ingiocabili (vedi servizio e rovescio) eppure non è mai andato oltre il quarto turno a Wimbledon e ha raggiunto solo la semifinale all’Australian Open.
Eppure una spiegazione deve pur esserci. Ci sono motivazioni tecniche, tattiche e, soprattutto, mentali. Alla base di tutto c’è probabilmente un problema di tenuta. Quando si gioca al meglio di cinque set, invece che al meglio di tre, le cose cambiano parecchio. Dal punto di vista tecnico, Zverev, per esempio, non è mai riuscito a sviluppare un gioco a rete degno di questo nome. Tatticamente il suo è un tennis prevalentemente difensivo, che tende a spingerlo molto fuori dal campo, cosa che può reggere sulla terra ma che alla lunga lo penalizza troppo sulle superfici veloci.
Ma l’aspetto che più lo condiziona è evidentemente quello mentale. Per portare a casa uno Slam serve una tenuta d’acciaio e il tedesco ha più volte dimostrato di non essere assolutamente all’altezza da questo punto di vista. La dimostrazione plastica l’abbiamo avuto nel recente US Open. Inserito nella parte bassa del tabellone, da testa di serie numero 4, ha avuto la fortuna di evitare Sinner, Medvedev e Alcaraz. L’unico vero ostacolo in quella parte di tabellone era rappresentato da Novak Djokovic, uscito prematuramente contro Alexei Popyrin.
Sembrava essersi aperta un’autostrada per la finale. E invece Sascha nel quarto di finale contro Taylor Fritz ha giocato malissimo, facendosi sorprendere e sconfiggere abbastanza nettamente dal californiamo, poi battuto in finale da Jannik Sinner. Zverev ha offerto una prestazione deficitaria, cadendo sotto i colpi del padrone di casa e non riuscendo minimamente ad aggrapparsi ai suoi colpi migliori. Lui stesso, dopo il match, è stato durissimo nel commentare la sua performance. Certo, in finale se la sarebbe dovuta vedere con il numero uno del mondo, ma non dimentichiamo che il tedesco è l’unico tennista che negli scontri diretti con Jannik ha un bilancio positivo con un margine superiore ad un match (4-2).
Insomma, l’occasione era ghiotta e ancora una volta non l’ha sfruttata. A questo punto prendiamo in prestito la riflessione posta da Simone Eterno e Jacopo Lo Monaco nel bel podcast Schiaffo al volo. Senza girarci troppo intorno, nella puntata post-US Open, i due si sono posti la seguente domanda: Alexander Zverev vincerà mai uno Slam? In questo momento tutti sembrano concordare sul fatto che sarà molto difficile. Nonostante l’uscita di scena di Roger Federer, la sostanziale fine della carriera di Rafael Nadal e il declino di Novak Djokovic che sembra davvero iniziato, sembra che le possibilità del tedesco si scontrino con un futuro che è ormai presente.
Un presente che coincide in particolare con due nomi: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Il classe 2001 italiano e il classe 2003 si sono spartiti quest’anno il bottino Slam, in una stagione in cui non sono mancati i problemi per entrambi. Sinner è stato coinvolto nella nota vincenda doping e ha dimostrato una solidità impressionante, Alcaraz ha avuto alti e bassi notevoli. Ma tutto questo non ha impedito loro di dominare. E guardando al futuro nuove stelle potrebbero affacciarsi nel firmamento del tennis mondiale. Senza dimenticare che uno come Daniil Medvedev ha il potenziale per fare l’exploit e uno Slam lui l’ha già messo in bacheca (quindi sa come si fa).
Insomma, quel che pare quasi certo è che questo Zverev molto difficilmente riuscirà a mettere le mani su un trofeo che conta. Se vuole farlo deve cambiare molto e sperare che i suoi più quotati avversari non siano al cento per cento della forma. Nulla è impossibile e a 27 anni il tempo ci sarebbe ancora. Solo il tempo ci dirà se i pronostici di oggi potranno essere smentiti. Il primo a crederci deve essere lui e sarebbe già un grande passo in avanti.
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