Nel pomeriggio di ieri, come un fulmine a ciel sereno, a creare scompiglio nel tennis internazionale è arrivata la notizia della positività al doping di Jannik Sinner. Nelle urine del giovane azzurro sono state trovate tracce di metaboliti del Clostebol (meno di un miliardesimo di grammo) dopo un controllo effettuato al torneo di Indian Wells.
Fortunatamente, il classe 2001 altoatesino è riuscito a dimostrare di non aver alcuna responsabilità nella vicenda ed è stato dunque ritenuto innocente dalle autorità preposte, che hanno deciso solo per la sottrazione di punti e montepremi guadagnati in California.
Sinner positivo al doping, la verità di Darren Cahill
Come spesso capita in queste occasioni, tuttavia, tra appassionati ed addetti ai lavori sono comunque fioccate le polemiche, tanto da costringere gli uomini dello staff di Jannik ad intervenire per fare ulteriormente luce sulle reali dinamiche della questione. È il caso di Darren Cahill, il quale ha illustrato con precisione cosa è successo da marzo ad oggi in un’intervista rilasciata ai microfoni di ESPN.
“Non è stato un periodo facile per tutti noi”, ha esordito il coach di Jannik ai microfoni della nota emittente televisiva. Poi ha riavvolto il nastro degli ultimi mesi raccontando cosa è successo nei minimi dettagli: “A marzo a Indian Wells Giacomo Naldi che è stato il fisioterapista di Sinner, si è ferito alla sua mano usando uno strumento per togliere i calli ai piedi e al suo mignolo c’era un piccolo taglio. Io non ho visto se c’erano altre persone in stanza in quel momento, c’era Umberto Ferrara che è il preparatore atletico di Sinner, e nemmeno Jannik lo ha visto, e io sono entrato in stanza e ho visto che lui (Naldi, ndr) stava mettendo un cerotto bianco sul suo dito ferito. Gli ho chiesto cosa era successo e lui mi ha detto che si era tagliato un dito. Io gli ho chiesto se dovevamo fare qualcosa e lui ha detto no, non c’è nessun problema”.
“Sinner ha visto Naldi e gli ha chiesto se avesse usato creme o altri trattamenti per il dito e gli ha risposto di no. Poi Naldi ha incontrato Ferrara che gli ha dato uno spray abbastanza comune in Italia, io non lo conoscevo. Ci sono pochi casi di giocatori italiani risultati positivi alla sostanza di questo spray particolare. Anche durante la settimana successiva Naldi ha continuato a usare quello spray per il suo dito ferito, senza che noi ne fossimo a conoscenza, e attraverso i trattamenti lo ha trasmesso a Sinner. Questo è il riassunto della vicenda, tutti devono sapere che Sinner non ha un ruolo attivo in questa vicenda, non ha ingerito nulla, non ha preso nessuna barretta, ed è risultato positivo solo per questa connessione tra lo spray di Naldi e i trattamenti ricevuti ai piedi. Per questo è risultato positivo due volte”, ha sottolineato Cahill.
Sinner è stato anche sospeso per qualche giorno, ma ciò non gli ha impedito di rispettare la sua programmazione. “La ragione per cui è stato possibile continuare a giocare dopo la corta sospensione provvisoria è che hanno potuto collocare precisamente dove è capitato l’incidente e hanno potuto spiegare quello che è successo con lo spray”, ha aggiunto Cahill.
“Jannik non farebbe mai nulla intenzionalmente. Si è trovato in una situazione sfortunata e la verità è venuta fuori. Non c’è stata nessuna colpa o negligenza, speriamo solo di poterci mettere tutto alle spalle”, ha concluso.
La speranza è che, adesso, Jannik davvero si sia lasciato questo travagliato periodo alle spalle e che possa concentrarsi appieno sullo US Open. Anche se, onestamente, da quanto si legge in giro, la questione sembrerebbe destinata a far parlare di sé ancora per un bel po’…
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