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Storie

Nove milioni di semi, 16 giardinieri e il falco Rufus: tutti i segreti dell’erba di Wimbledon

Tutto è pronto all’All England Club per l’edizione 2024 del torneo di Wimbledon, il più antico, prestigioso e iconico dell’intero circuito. Come ogni anno in questo periodo, si sta assistendo all’exploit di tennisti che vengono definiti come “specialisti del verde”, mentre invece altri interpreti, noti come terraioli, stanno vedendo calare le proprie prestazioni.

Ma cosa cambia tra il tennis sulla terra rossa e quello sull’erba naturale?

Principalmente la spiegazione sta tutta qui:

– Sui campi in terra battuta il rimbalzo della palla è medio-alto, lento e irregolare, a causa delle sconnessioni che si creano col passare del tempo di gioco. Gli atleti, su questa superficie, possono compiere movimenti molto più sciolti. I giocatori favoriti sono quelli che amano giocare da fondo campo.

Sui campi in erba naturale, come quello di Wimbledon, la palla tende a rimbalzare bassa e sembra che acceleri, in particolar modo se è stata colpita con un rovescio tagliato. Qui sono favoriti i giocatori che hanno un servizio potente e veloce e che prediligono le scorribande sotto rete.

Detto questo, andiamo a scoprire di più sul manto erboso della competizione più antica e prestigiosa di questo sport.

WIMBLEDON, LA RICETTA DEL SUCCESSO

Il prato di Wimbledon è maniacalmente attenzionato e curato. La salute del celeberrimo green tennistico è, infatti, oggetto di scrupolosi studi e specifiche analisi, con controlli frequenti sullo stato di drenaggio. Il lavoro si concentra in particolare nei mesi di marzo, aprile e maggio ed è svolto da una squadra di 16 giardinieri, capitanati dal 2012 da Neil Stubley.

L’erba attualmente presenta il 100% di un tipo di segale, il loglio perenne (Lolium Perennial), mentre in precedenza si componeva del 70% di loglio e 30% di festuca perenne.

Nel mese di settembre vengono seminati circa 9 tonnellate di semi, con un rullaggio molto pesante così da garantire una compattezza del terreno più decisa e rendere il tappeto meno scivoloso. Inoltre, sono continue le disinfestazioni contro lumache, funghi, insetti ed erbacce.

DURANTE LA COMPETIZIONE: PICCOLEZZE CHE FANNO LA DIFFERENZA

L’erba di Wimbledon viene tagliata ogni mattina prima dell’inizio degli incontri. La sua lunghezza durante il torneo è di 0,8 millimetri (nel corso dell’anno viene lasciata crescere fino a 12-13 millimetri, e poi ridotta gradualmente fino al via della manifestazione).

Fra un match e l’altro, specialmente quando i campi iniziano a consumarsi, i giardinieri intervengono per uniformare quanto più possibile il fondo. Le righe, ripassate quotidianamente e talvolta anche tra due sfide, vengono disegnate con un particolare tipo di gesso, come si può notare dalla nuvoletta che si alza quando vengono incise. Importantissima, ovviamente, è allo stesso tempo l’irrigazione: all’All England Club viene fatta ogni sera al termine delle ostilità.

Determinante anche la rapidità nella copertura dei campi in caso di pioggia. Uno spettacolo al quale si assiste molto spesso a Londra. C’è chi si occupa di smontare i paletti e togliere la rete, e chi subito provvede a stendere il telone. Il segreto è l’estrema velocità degli addetti: anche solo qualche secondo in più di pioggia può contribuire a rovinare il campo e a ritardare di parecchio la ripresa degli incontri. In caso di rovesci persistenti, è necessario spazzare via tutta l’acqua in eccesso, per evitare che durante la rimozione dei teli possa depositarsi sul rettangolo di gioco.

Molto prezioso, infine, è il lavoro svolto da Rufus, il famoso falco di Wimbledon, che sorvola il club così da tenere lontani piccioni e altri volatili che potrebbero diventare una minaccia per il campo e per gli spettatori.

Giuseppe Canetti

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