Jannik Sinner e non solo, Adriano Panatta ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di “Oggi” in cui ha spaziato tra passato, presente e futuro, lasciandosi andare ad analisi interessanti e ad affermazioni pepate, nonché ad alcune considerazioni sugli insistenti paragoni tra lui e l’altoatesino. Ne è uscita una bella chiacchierata di cui vi riportiamo gli estratti più interessanti.
Si parte proprio da Sinner e alla serietà dimostrata dal classe 2001 durante il suo brillante inizio di carriera. “A livello di comunicazione non ne sbaglia una. È un vero esempio per i giovani, si fa voler bene, rasenta quasi la perfezione“, ha esordito Panatta. Poi gli è partita subito una riflessione: “Stiamo però attenti perché alla lunga la perfezione può diventare noiosa… Se c’è uno che non vuole essere santificato è proprio lui. Quando dico che dobbiamo stare attenti, mi rivolgo ai media, non abbassiamo il livello scrivendo o dicendo qualsiasi cosa inutile…”.
Un altro dei caldi temi riguardanti Jannik è la rivalità con Alcaraz destinata a prendersi la scena almeno per la prossima decade. Un tema che Panatta conosce molto bene… “Quando mi incontrano, al posto di dirmi ‘Ciao Adriano, come stai?’, mi chiedono: ‘È più forte Sinner o Alcaraz?’. Alcuni puristi storcono il naso, perché di tennis adesso parla anche chi non ha molte conoscenze di tecnica o punteggi. Mi infastidisce? Ma non scherziamo. L’interesse non fa male a nessuno, ne possono parlare tutti”, ha affermato.
Ciò che invece non va a genio all’ex tennista azzurro è il “continuo calcolo dei punti del ranking per capire quando e se Sinner diventerà numero uno del mondo”. “Sono calcoli che non fa Jannik, perché devono tormentarlo gli altri?“, si è chiesto Panatta, prima di soffermarsi su un tema più tecnico. “Medvedev si è detto impressionato dai progressi del servizio di Sinner, che è la cosa più difficile da migliorare? Quella di Medvedev è una castronata. Il servizio è proprio il colpo più facile da migliorare perché lo fai da fermo, servi quando vuoi tu, il movimento lo fai tu. Non devi adattarti a come la palla ti arriva dall’avversario, liftata, tagliata o da lontano. È questione di biomeccanica“.
Recentemente, Serena Williams ci ha tenuto a spendere parole al miele per l’altoatesino, esaltandone il poderoso dritto e definendolo il colpo migliore del suo repertorio. Panatta non è d’accordo: “Il dritto stupisce perché quando lui tira certe spazzolate a 180 Km/h fa impressione, ma guardate come risponde di rovescio. È il rovescio il colpo migliore di Jannik, non sbaglia mai da fondocampo, è questo che conta e che fa volume”.
Nel corso della chiacchierata, il 73enne romano è stato chiamato ad esprimersi anche su questioni decisamente meno tecniche. “È divertente paragonare il Panatta di un tempo, guascone, irriverente e al centro delle cronache rosa, con il Sinner che protegge la privacy della famiglia e della fidanzata Maria? Ma anche io ero riservato, eh! Le copertine dei giornali di gossip le subivo. Io ero abbastanza discreto, i miei genitori non li ho assolutamente mai messi in mezzo. E mi allenavo anche io… Anche io, come Jannik, amo la discrezione. Io, però, ero più fumantino, rispetto a lui, che non cede alle provocazioni in campo…”.
A questo punto, inevitabile il passaggio su ciò che è accaduto negli ultimi due incroci tra Sinner e Rune. “Io al posto di Jannik lo avrei mandato a quel paese in un nanosecondo, come facevo ai tempi con Nastase. Ma io sono nato a un parallelo diverso, io del Flaminio e lui di San Candido. E attenzione, io non penso proprio che lui sia un freddo altoatesino”.
A tal riguardo, Panatta ha poi aggiunto: “Sinner è un ragazzo posato dalle idee chiarissime. Tutto questo passa da una preparazione mirata, da un team di grande livello, da un apprendimento rapido, sia tecnico sia mentale. Lui è una spugna. E questo sapete che cosa dimostra? Una caratteristica che non dice mai nessuno? Una grandissima intelligenza. Si parla spesso di lui che ha lasciato casa a 14 anni, dei suoi sacrifici, ma quelli li fanno tutti. Jannik è diverso perché è molto intelligente, è la sua dote migliore”.
Infine, qualche considerazione sulle Olimpiadi, manifestazione al centro della scena considerata la prossimità di Parigi 2024. “Avrei voluto giocarle anche io, logico. Però il discorso da fare è un altro. Il torneo di Parigi 2024 prevede un tabellone di 64 giocatori con match al meglio dei tre set. Così non va bene. Se vogliamo tarare le Olimpiadi come un quinto Slam ogni 4 anni, allora dovrebbero giocarlo 128 giocatori al meglio dei cinque set, come si fa negli altri quattro Slam. E se i giocatori non sono d’accordo? Affari loro”, ha concluso Panatta.
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