Michael Stich è stato uno dei protagonisti della scorsa settimana nel circuito Atp. Dopo essere entrato nella Hall of Fame nel 2018, l’ex campione di Wimbledon 1991 ha finalmente ricevuto l’anello con cui sono premiati i giocatori migliori della storia. Nelle interviste successive, ha parlato un po’ di tutto: dalla novità delle Wta Finals in Arabia alla mancanza di rovesci a una mano in top10, passando per il futuro di Alexander Zverev.
Stich è stato sicuramente uno dei giocatori tedeschi più forte di sempre. È riuscito ad arrivare al numero 2 del mondo e a vincere una prova dello slam in singolare (Wimbledon ’91) e una in doppio (Wimbledon ’92), oltre alle finali al Roland Garros ’96 e US Open ’94. A questi splendidi risultati, si aggiungono 18 titoli Atp e la vittoria delle Finals del ’93.
Dopo un’attesa lunga sei anni (si dice per la mancanza della misura appropriata per il suo dito), Michael ha finalmente ricevuto l’anello che ne attesta la presenza nella Hall of Fame del tennis mondiale. La premiazione è arrivata sui campi tanto cari dell’Atp250 di Monaco di Baviera, dove ha risposto a numerose domande dei cronisti presenti.
“Come negli altri sport, si tratta sempre più di soldi, economia, capitalismo. Così lo sport ne soffre perché in qualche modo viene persa la genuinità degli atleti. Diventa mainstream. Mi mancano i personaggi nel tennis, ma anche negli altri sport. Quelli che si distinguono, che sono diversi. Trovo fantastici molti giocatori, ma la natura sempre più monodimensionale del tennis mi rende difficile guardare i match più lunghi.
Non capisco come l’Arabia Saudita possa ospitare le Wta Finals anche se non dimostra alcuna stima per i diritti delle donne. Qualcosa non quadra, non ho una spiegazione logica. Penso che per poterlo fare dovrebbero aprirsi come Paese e assumere una diversa posizione, anche se è una quantità incredibile di denaro quella che stanno sborsando.
Devi essere emotivamente, fisicamente e psicologicamente stabile nell’arco di due settimane. Devi superare una giornata no vincendo un brutto match. Non c’è dubbio che Sascha abbia il potenziale, ma alla fine devi davvero essere in forma e mentalmente forte. Una vittoria del grande slam ti cambia la vita. Wimbledon è un’altra cosa, è il torneo più prestigioso e tradizionale, genera un livello di attenzione e aspettative completamente diverso. Puoi vincere il master, diventare campione olimpico o vincere la Coppa Davis, va bene. Vincere uno Slam è tutta un’altra pietra miliare.
Da bambino anch’io lo giocavo a due mani, finché qualcuno mi ha detto, ‘Quanto sei stupido a correre tre metri in più?’. Non capisco perché oggi sia così. Non si vede più lo slice di rovescio perché quasi nessuno riesce più a farlo”.
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