Indian Wells, I think we have a problem: le palline sono un disastro

Scoppia la polemica prima dell’inizio ufficiale del masters1000 di Indian Wells. Tantissimi protagonisti del circuito si sono lamentati delle condizioni delle palline dopo pochi scambi di allenamento. L’ira dei giocatori non è tanto sulla qualità di esse, ma sulla superficie troppo ruvida che ne consuma inesorabilmente la superficie.

La polemica di Wawrinka e Roddick

Indian Wells è sicuramente il quinto grande slam. Un’atmosfera pazzesca, impianti all’avanguardia e un livello di partecipanti altissimo. Certo, l’unica differenza con gli slam è rappresentata dalla qualità delle partite. Difficilmente un match in California rimane negli annali del nostro sport. Il motivo? Sicuramente la superficie di gioco.

Viste le condizioni atmosferiche (vento, escursione termica tra il caldo del deserto di giorno e il freddo della notte e la sabbia proveniente dalle dune vicine), l’organizzazione (negli ultimi anni) ha preferito optare per una superficie di gioco molto lenta. Questo ha trasformato il vecchio cemento in una specie di carta vetrata che consuma in maniera evidente le palline dopo appena uno scambio.

Come suggerito da Thai-Son Kwiatkowski, il problema non è rappresentato dal marchio (Penn).

Nel mese di gennaio abbiamo giocato un paio di challenger a Indian Wells, le palline utilizzate erano le Wilson e la situazione era esattamente la stessa: il problema non è la marca delle palle ma la superficie, lentissima e granulosa”.

Stan Wawrinka e Andy Roddick hanno voluto sottolineare questo aspetto, pubblicando su X alcune foto di palline nuove e usate un solo scambio. La differenza è abissale.

È normale che in uno dei tornei più importanti del circuito siamo costretti ad allenarci con palle usate?” (Wawrinka).

Negli ultimi minuti ho ricevuto due messaggi da due dei migliori allenatori del mondo, che ovviamente si trovavano a Indian Wells. Entrambi mi hanno detto che le palle sono un disastro, questa è la condizione di una pallina dopo pochi minuti di riscaldamento” (Roddick).

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