Sono ormai diversi mesi che Holger Rune non riesce più esprimersi ai livelli mostrati tra il finale di 2022 e l’inizio del 2023. Dai quarti raggiunti a Wimbledon, infatti, il giovane danese ha inanellato appena due semifinali (Basilea 2023 e Montpellier 2024) ed una sconfitta in finale (Brisbane 2024) scivolando dal quarto al settimo posto della classifica mondiale.
Certo, i problemi fisici non sono mancati: tra polso, schiena e braccio, lo scandinavo è stato spesso e volentieri ‘costretto’ a scendere in campo senza poter dare il meglio di sé. La sensazione, però, è che la sua crisi sia legata anche ad altri aspetti.
Mouratoglou, Becker, Luthi e… Aneke: quanti cambiamenti!
Basti pensare al susseguirsi di ribaltoni all’interno del suo team. Era lo scorso aprile quando Rune e Mouratoglou annunciavano la fine della loro proficua collaborazione. Ed era lo scorso ottobre quando il danese ufficializzava Boris Becker come suo nuovo coach per una partnership durata appena quattro mesi, ma comunque più longeva di quella con Severin Luthi (ex coach di Federer), andata avanti per un mese e mezzo prima che Holger optasse per l’ennesimo cambio affidandosi a Kenneth Carlsen.
La rivoluzione in casa Rune è dunque terminata qualche giorno fa, col ritorno tra le braccia di Mouratoglou e il parziale allontanamento di mamma Aneke (ormai ex manager del tennista). “Alle volte devi provare diverse cose per trovare quello che funziona per te e quello che non funziona. Negli ultimi mesi ho imparato tanto su quello che è importante per me. Con Patrick ho ottenuto alcune delle mie più grandi vittorie e credo che possa aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi”, ha scritto il nativo di Gentofte sui social commentando la riconciliazione col tecnico francese.
Le parole di mamma Aneke
Riguardo invece l’allontanamento dalla madre, è stata la stessa Aneke a far luce sulla vicenda. “Da quando Holger è diventato adolescente, il piano era che io mi facessi gradualmente da parte quando lui avrebbe potuto iniziare a gestire sempre più cose da solo. E credo che Holger sia maturato enormemente. Non c’è più alcun filtro quando deve trasmettere alla sua squadra ciò di cui ha bisogno o ciò che è importante per lui”, ha spiegato in una recente intervista.
“C’è sempre stato un piano di uscita, ma era necessario che ci trovassimo in un posto in cui potessi vedere che Holger stesso prendeva la foglia dalla bocca e trasmetteva ciò di cui aveva bisogno. E ora è molto chiaro su ciò che vuole e ciò che non vuole. Il motivo per cui non mi sono ritirata già l’anno scorso è che tutto è diventato un po’ più caotico del previsto”, ha aggiunto.
Insomma, secondo quanto riferito da Aneke, la sua figura era da sempre destinata ad uscire dalle vicende sportive del figlio. Quindi nessun contrasto, a differenza di quanto si vociferava, bensì la naturale evoluzione di un rapporto basato sull’istinto materno a proteggere un figlio costantemente bersagliato dalle pressioni.
Aneke si occupava praticamente di tutto: è con lei che ci siamo interfacciati per intervistare Rune ed con lei che qualcuno ha dovuto fare i conti quando le critiche si sono rivelate ingenerose. È stata lei, inoltre, a spendersi per stemperare i toni quando Holger si è resto protagonista di gesti poco apprezzati (eufemismo) da colleghi ed appassionati.
Nel corso del tempo, in molti hanno definito Aneke come una figura “troppo ingombrante”. E, anche se non siamo della stessa opinione, non escludiamo che quei molti potevano aver ragione. Ciò che escludiamo invece – rispetto ad altri – è che la sua presenza fissa nell’angolo di Holger abbia potuto condizionare il rendimento del giocatore. Al contrario, sosteniamo che Aneke abbia avuto un ruolo fondamentale nella crescita del classe 2003, il quale adesso “sa quello che lascia, ma non sa quella che trova”. Vedremo come reagirà nei prossimi mesi, con la speranza che possa ritrovare equilibrio, determinazione e il tennis spumeggiante a cui ci aveva abituati. Tutto il resto lo lasciamo a chi va pazzo per l’arte del ricamo.