Nell’ultima settimana è balzato un nuovo nome alle cronache del tennis italiano: Luciano Darderi. Il giovane è riuscito, partendo dalle qualificazioni, a vincere l’Atp250 di Cordoba e a diventare il nuovo numero 76 del mondo. Andiamo a scoprire di più di questo ragazzo argentino che si sente a tutti gli effetti italiano e che oggi compie 22 anni.
Darderi è sicuramente, non ce ne voglia Jannik Sinner di cui parliamo in lungo e in largo, il personaggio delle ultime ore. Fino ad una decina di giorni fa si conosceva come onesto giocatore da Challenger, che difficilmente avrebbe potuto regalare qualcosa al tennis italiano nell’immediato. Poi, però, il cambio di rotta all’Atp250 di Cordoba. Solita trafila di qualificazioni e battaglie. Questa volta concluse con la prima vittoria di un titolo nel circuito Atp.
Abbiamo così iniziato a scoprire meglio quel simpatico ragazzo di nome Luciano, che sembra italiano a tutti gli effetti (anche se non è nato nel nostro Paese).
Darderi nasce il 14 febbraio 2002 (tanti auguri) a Villa Gesell, in Argentina. Il trasferimento in Italia arriva durante la prima adolescenza, a dieci anni, per coltivare il sogno di diventare tennista. Perché mai l’Italia? Facile, come intuibile dal nome e dal cognome, le origini della famiglia sono italiane (il nonno è italiano). Stesso sogno cullato dal fratello Vito, che ha già giocato le Olimpiadi giovanili con l’Italia (lui è un classe 2008).
Il 2023 è sicuramente il suo anno migliore (prima, ovviamente, di questo scorcio di stagione). Riesce a giocare stabilmente nel circuito Challenger e trionfa a Todi e Lima (oltre a perdere la finale a Buenos Aires). Questi risultati lo avvicinano alla top100 mondiale.
La settimana scorsa, come già detto, vive il torneo della consacrazione, che lo può iniziare a far sognare. Sulle colonne de Il Messaggero ha voluto raccontare il suo attaccamento all’Italia e la futura idea di poter difendere i colori azzurri nelle competizioni a squadre.
“Sono argentino e mi sento italiano. Sarò sempre coerente con le mie scelte sportive rispettando le due nazioni che ho nel cuore. Spesso mi alleno a Roma o a Pescara, papà ha deciso per la mia carriera di giocare per l’Italia.
Se sarò chiamato in Davis o alle Olimpiadi? Risponderò immediatamente alla chiamata e rappresenterò la nazione con la quale gioco. Come Vito, il mio fratellino, che ha vinto la scorsa estate le Olimpiadi giovanili con la maglia azzurra”.
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