Il “turning point” la finale tra Sinner e Medvedev? Lo racconta Darren Cahill

Jannik Sinner ha conquistato l’Australian Open 2024 grazie ad un percorso praticamente perfetto. Il suo supercoach, Darren Cahill, ha voluto raccontare ai microfoni di 1116 SEN i retroscena del primo storico sigillo slam per un tennista italiano in Australia.

Le parole di Cahill

Lleyton Hewitt, Andre Agassi, Simona Halep e molti altri. Questo è il livello dei tennisti allenati da Cahill. Tutti arrivati con lui alle vette del tennis mondiale. Una formula magica, quella del coach australiano, che sta funzionando anche con Sinner (grazie alla collaborazione del buon Simone Vagnozzi). L’azzurro ha conquistato il primo major della carriera sulla Rod Laver Arena di Melbourne, oltre alla Coppa Davis di novembre. Tutti passi verso l’obiettivo più ambito: la vetta del tennis mondiale.

In una recente intervista, Cahill ha voluto parlare dello storico percorso di Jannik nell’Happy Slam, svelando alcuni curiosi retroscena.

Jannik aveva bisogno di carica durante la finale. Medvedev nei primi due set ha giocato in maniera eccellente, sapevamo che aveva accumulato molta stanchezza nel torneo per via delle tante battaglie fatte, non ultima quella con Zverev in semifinale, e questo poteva essere un fattore. Eravamo consapevoli che sarebbe stato tanto fuori dal campo, anche fino a tre metri indietro, e che avrebbe usato la velocità per fare in modo che l’avversario colpisse tre o quattro colpi in più per un vincente.

In finale ha fatto il contrario, stando sulla linea di fondo, e lo ha fatto molto bene, il che ha portato Jannik a dover trovare una soluzione in tempi rapidi. Jannik ha trovato la soluzione quando ha ottenuto il break sul 5-1 sotto nel secondo set.

Non si poteva più recuperare il set, ma quel game gli ha dato fiducia. Ha rappresentato la chiave per risalire, lì ha capito cosa cambiare e cosa si poteva fare ed è stata l’iniezione di fiducia che lo ha fatto entrare nel match. Da lì la partita ha iniziato a girare.

Durante una partita non hai molto tempo per parlare tra un punto e l’altro. Puoi dire ad esempio di entrare un po’ di più sotto la palla per aumentare la profondità dei colpi in modo da tirarlo fuori da una posizione sbagliata in campo. Oppure consigliargli di stare indietro sulla seconda di servizio dell’avversario, per avere migliore feeling nel colpire.

Se poi il nostro giocatore è dalla parte opposta del campo non è che puoi metterti a urlare. Il ruolo mio e di Simone nel torneo? Per la verità non gli abbiamo detto molto durante tutto il torneo”.

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