John Millman è stato eliminato al secondo turno di qualificazione dell’Australian Open da Alex Molcan (64 63). L’australiano ha così dato l’addio ufficiale al tennis giocato, con il rimpianto di non aver ottenuto una wildcard per l’ultimo evento della propria carriera, un po’ come successo al nostro Andreas Seppi un paio di stagioni fa.
Le parole d’addio
Millman non è sicuramente stato il giocatore più appariscente e spettacolare del circuito, ma si è comunque riuscito a togliere belle soddisfazioni in una carriera fatta di sacrifici. Il punto più alto, sicuramente, la vittoria contro Roger Federer allo US Open 2018, dopo essersi trovato sotto di un set e 5 a 3.
L’addio, purtroppo, non è stato dei più belli. In molti tifosi, infatti, si aspettavano una wildcard al veterano per celebrare il suo ultimo torneo nel circuito professionistico. Tennis Australia, però, ha preferito premiare giocatori più giovani e ha fatto partire il buon John dalle qualificazioni. Sulla strada ha incontrato Molcan, che ha interrotto il suo sogno.
Queste le sue parole il giorno dopo il ritiro, tra ricordi di momenti felici e meno nella lunga carriera.
“Dopo il secondo intervento alla spalla non ero del tutto sicuro di poter tornare a giocare a tennis.
Stavo cercando di lavorare un po’ in città, senza avere a che fare con il tennis. Probabilmente erano passati quattro, cinque mesi dall’intervento e abbiamo fatto una festa di lavoro a Natale e mi sono reso conto che ero piuttosto triste, piuttosto arrabbiato con il mondo.
Pensavo di avere più potenziale da sfruttare e di poter fare un po’ di strada in più, ma c’erano molti dubbi. Quella sera ho parlato con la mamma. Non sono un tipo emotivo, ma quella sera mi sono commosso.
Se non avessi ottenuto risultati, sarebbe stata la fine. Non avevo più soldi. Ho vinto due volte i Challenger e nel giro di nove o dieci mesi da quel momento, venendo da nessuna classifica, l’anno successivo ero tra i primi cento a Wimbledon.
Partita contro Federer? Ero sotto di un set e 5-3. Probabilmente se avessi perso quel set non saremmo qui a parlarne, ma sono riuscito a ribaltare la situazione. Era molto umido, molto simile alle condizioni a cui sono abituato a casa, a Brisbane. Probabilmente quella sera l’ho gestita un po’ meglio.
Mi ha aiutato anche il fatto che, inavvertitamente, Roger è sempre stato molto disponibile nei miei confronti. Ho giocato con lui più volte dopo averlo affrontato a Brisbane, dove abbiamo disputato un buon match…
È sempre Roger, uno dei tuoi eroi, ma forse quell’aura non c’era solo perché avevo un po’ più di familiarità con lui”.
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