La “fonte” è sempre la stessa, il bersaglio pure. Nelle ultime ore La Gazzetta dello Sport ha dato seguito agli – sgangherati – attacchi dei mesi scorsi contro Jannik Sinner. Stavolta, però, non potendo contestargli nulla, ha incentrato il focus dell’analisi – se così può definirsi – su una fantomatica scoperta dell’italianità da parte del nativo di San Candido.
“La seduzione di Jannik è diventata giorno dopo giorno micidiale nel suo essere nostro, nel suo scoprirsi definitivamente ‘italiano’, senza esserlo davvero completamente, nostro e italiano”, scrive Giancarlo Dotto, dando il via ad una serie di allusioni al fatto che il numero quattro al mondo non sia effettivamente in un nostro connazionale.
“Quando ha sottolineato di quanto era stato bello avere conquistato i ‘tifosi italiani’, quando dire ‘italiani’ per un italiano scontato sarebbe un pleonasmo. Quando ha fatto sua una bandiera, non per dovere anagrafico ma per convinzione, senza l’essere completamente un apostolo delle virtù, dei vizi e della storia di quella bandiera. […] Noi abbiamo imparato ad amare Jannik anche perché non ci appartiene sino in fondo. Perché non ci somiglia. Per il suo essere così diverso e così distante dalla nostra anima latina, quando (non) esulta, quando (forse) si deprime, quando (appena) sorride. Quando parla una lingua e forse pensa in un’altra”, continua l’articolo.
E ancora: “Tra un passante e un rovescio incrociato, tra un boato e un coro, Jannik ha scoperto la bellezza torrida di essere nostro e di ritrovarsi italiano. Sentirsi italiani per adozione avvenuta, conclamata e plebiscitaria […] Cosa di più bello? Cosa di più illuminante per un Paese che ancora dibatte il dubbio, nella sua pancia più triviale, se abbia diritto di sentirsi e dirsi italiano chi lo ha dimostrato con l’appartenenza, la dedizione, l’amore svelato, e non per un mero fatto di sangue o di etnia“.
Bene. Anzi, male. Anzi, malissimo. Facciamo un po’ di chiarezza usando semplicemente la razionalità.
Andiamo dritti al punto. Ormai, se ne son lette troppe e di ogni genere, tanto che il quadro è bello e definito per poter smontare la tesi “Sinner non è completamente italiano” una volta per tutte.
Al netto di ogni discorso relativo al rapporto di Jannik con la maglia azzurra e degli imbarazzanti riferimenti alla lingua in cui pensa (ma veramente qualcuno ritiene di poter dire con certezza che elabora in tedesco piuttosto che in italiano!?), ci siamo chiesti: su quali basi logiche poggia la tesi portata avanti dalla Gazzetta? Su nessuna, ecco perché.
Come vedete, non è possibile trovare alcun appiglio razionale per mettere in dubbio l’italianità di Sinner. Fortunatamente, l’hanno capito milioni di nostri connazionali e presto lo capiranno tanti altri. Intanto, per la cronaca, sul web è stata lanciata una petizione (ecco il link) “affinché il direttore della Gazzetta dello Sport, Dott. Stefano Barigelli, prenda posizione sugli articoli che vengono scritto contro la Nazionalità di Jannik”.
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