Si torna a parlare della dura realtà in cui versa il tennis non di primissima fascia, quello che vede protagonisti i giocatori fuori dalla top-150, tanto per dare un riferimento numerico. Dopo il racconto di Sumita Nagal, è Marco Trungelliti, 33enne argentino, ad illustrare alcune dinamiche che affliggono il nostro amato sport. A raccogliere il suo sfogo c’è invece Novak Djokovic, che rinnova la sua volontà di battersi per regalare alle nuove generazioni un futuro migliore.
Il “caso” Trungelliti
Il tennista argentino nel 2019 rivelò pubblicamente di aver rifiutato un tentativo di combine, accendendo così i riflettori sul delicatissimo fenomeno dei match truccati. Un fenomeno il cui dilagare è in gran parte dovuto alle precarie condizioni economiche dei giocatori, che per tirare avanti accettano addirittura di mettere a repentaglio la propria carriera. Cosa succede invece a chi decide di denunciare?
Nessun rimpianto – La denuncia è costata carissima a Trungelliti, dal momento che fu costretto a lasciare il suo Paese per trasferirsi ad Andorra, si pensi a tutte le complicazioni – specie economiche – del caso. Ma, in una recente intervista, il sudamericano ha spiegato di non aver mai avuto rimorsi per la sua decisione: “L’ho fatto convinto. Inoltre c’era un’ingiustizia e venivano dette cose che non erano proprio vere. Ma non avrei mai pensato che includesse il prezzo che ho pagato. Pensavo che le cose fossero diverse, che il sistema fosse preparato per qualcosa del genere; mi riferisco alle istituzioni, che siano l’Associazione (Argentina de Tenis), la Federazione Internazionale, l’ATP, la TIU. Pensavo fossi consapevole della realtà che il tennis in generale stava affrontando”.
Djokovic promette: “Ci faremo sentire”
All’interno della stessa intervista, l’attuale numero 236 al mondo ci ha tenuto a ringraziare Novak Djokovic per l’attività di sostegno svolta dal serbo e dalla PTPA nei confronti dei giocatori “meno fortunati”. A sua volta, Nole, ha voluto rassicurare Trungelliti (e tutti gli altri che si trovano nella stessa condizione dell’argentino) che la sua battaglia per far valere i diritti dei tennisti andrà avanti senza tentennamenti.
“Mi dispiace per tutto quello che ha vissuto, non meritava un trattamento simile perché ha mostrato coraggio nel proteggere l’integrità di questo sport. Gli ho detto che se avesse bisogno di qualsiasi tipo di aiuto, io ci sarò sempre. La PTPA ha l’obiettivo primario di aumentare il numero di tennisti, sia in ambito maschile che femminile, che si guadagnano da vivere grazie a questo sport”, ha spiegato il 24 volte campione slam ai microfoni di Sportal.sr.
Poi ha ggiunto: “È un argomento piuttosto profondo, che necessita di essere discusso maggiormente. Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che ci siano giocatori presenti in top 180 che alla fine dell’anno non riescono a pareggiare le spese. Non possono permettersi un allenatore, un fisioterapista o un preparatore atletico. Continuerò a sfruttare il mio status per parlare ai media di questa situazione”.
Djokovic, in seguito, ha annunciato che la PTPA sta portando avanti iniziative e progetti i cui frutti dipenderanno dalla risposta del sistema tennistico. Una risposta che è “ancora piuttosto negativa”, ha sottolineato il nativo di Belgrado prima di scendere nel dettaglio: “C’è chi ci ignora e mi dispiace, ma dobbiamo accettarlo e fare il possibile. Esiste un monopolio, come in tutti gli sport, e molti non vogliono approfondire questo argomento”.
Nole ha infine concluso ribadendo la determinazione espressa in precedenza ed evidenziando un primo risultato ottenuto dall’associazione: “Finché avrò voce in capitolo, la utilizzerò con la speranza che tennisti come Trungelliti ne traggano vantaggio. Per esempio, anche grazie al nostro lavoro, l’ATP ha aumentato le somme di denaro destinate ai giocatori infortunati. E siamo solo all’inizio: ci sono tante cosa da cambiare”.
I commenti sono chiusi.