Dispiace dirlo, ma Benoit Paire andrebbe fermato

Dispiace dirlo, ma Benoit Paire andrebbe fermato. Se vi state chiedendo le ragioni che ci spingono a fare un’affermazione così forte, ve ne proponiamo una che vi lascerà a bocca aperta.

L’imbarazzate (non) prestazione di Paire a Malaga

benoit paire
Foto Instagram Paire

Siamo in Spagna, va in scena il match di primo turno del Malaga Open – torneo Challenger di categoria 125 – tra il padrone di casa Pedro Martinez e il francese Benoit Paire. Quest’ultimo, dopo un paio di game tutto sommato lottati, non si sa per quale motivo comincia a giocare per perdere. Letteralmente. Nel senso che spara palline a caso contro i teloni, non risponde ai colpi dell’avversario o, le rare volte che lo fa, indirizza la pallina nella propria metà campo. Alla fine, nonostante non mostri problemi fisici, si ritira sul punteggio di 6-0, 4-2 in favore dello spagnolo. Ecco qualche stralcio di “partita”.

Già! Uno “spettacolo” macabro che fa il paio con gli atteggiamenti discutibili adottati da Paire negli ultimi due anni. “Periodo un po’ più complicato, non mi sento bene in testa nel momento in cui scendo su un campo da tennis.. Capita, sta a me trovare soluzioni per divertirmi ancora..”, ha scritto il francese su Instagram dopo l’accaduto. Parole che arrivano circa un anno più tardi del suo pubblico sfogo in cui rivelò al mondo di avere problemi di alcool e di essere in cura da uno psicologo.

“Ho capito che ho bisogno d’aiuto”

“Prima stavo bene anche senza allenamento, mi piacevano i momenti di stress, di adrenalina, ma ora è più complicato. Sono in ansia e vado nel panico. Sono passati due giorni dall’ultima volta che ho bevuto alcol, sono nel mezzo di una cura”, raccontò Paire al portale Brut.

“Ho qualcosa nella testa. Dall’inizio dell’anno ho dovuto lottare con la mia mente. La cosa difficile è non sapere quando si guarisce e potrebbe volerci tanto tempo. Ho capito che ho bisogno di aiuto. Ora seguo una terapia da uno psicologo e un mental coach per cercare di capire cosa mi sta succedendo. Finora non ha funzionato. Ma questo è solo l’inizio, ho bisogno di diverse sessioni. Ho bisogno di uscirne. Mi piace anche bere il mio bicchierino a volte, ma è necessario trovare una via di mezzo, aggiunse.

Il tunnel e quella luce che non si vede

A distanza di un anno, la situazione di Paire sembra addirittura peggiorata. E pensare che sia finito in un tunnel senza uscita è un qualcosa che fa incredibilmente male. Detto questo, però, un’osservazione vogliamo farla: è da due stagioni che il tennis continua a concedere al classe ’89 d’Avignone l’opportunità di tornare a vivere, ora chiudendo un occhio sui suoi comportamenti, ora assegnandogli Wild Card che magari avrebbero potuto cambiare la carriera di altri giocatori.

Quand’è troppo è troppo, a tutto va dato un limite. Così come lo si è aiutato finora facendolo giocare, adesso è necessario aiutarlo impedendogli di regalare altri episodi intollerabili, che peraltro rischiano di compromettere in modo irrimediabile la sua immagine. Semplicemente Paire va fermato. Per rispetto del tennis, per rispetto dei tennisti, per la sua stessa dignità.

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