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Sinner, la sconfitta fa male ma basta con le solite cantilene. Il punto su mesi che verranno

Come vi abbiamo ampiamente raccontato, il percorso di Jannik Sinner allo US Open 2023 si è interrotto agli ottavi sotto i colpi di Alexander Zverev, vincitore di un’epica battaglia durata quasi cinque ore. Ancora una volta, dunque, l’altoatesino ha dovuto riporre nel cassetto la sua ambizione di mettere in bacheca un titolo Slam. Ambizione che, ci mancherebbe, ha tutte le carte in regola per soddisfare in futuro.

Intanto, oggi, vogliamo analizzare il valore di questa sconfitta e fare il punto della situazione in vista dei prossimi mesi. Ma ci teniamo a partire da un preciso presupposto…

Riflessioni e numeri sulla sconfitta di Sinner

Foto Sito US Open

Cosa vuoi dire ad un giocatore che è uscito sconfitto dopo aver lottato quasi cinque ore? Cosa vuoi dire ad un giocatore che per due volte era riuscito a raddrizzare l’incontro nonostante fisicamente stesse tutt’altro che bene? Cosa gli si può rimproverare se l’avversario è stato semplicemente più bravo?

Tutte queste domande andrebbero poste a coloro che non hanno aspettato nemmeno un minuto dal termine del match per iniziare a scrivere insulti o commenti del tipo: “È debole di testa”, “ha gettato via la partita”, “ha perso contro un ex tennista”, “il solito Sinner, non vincerà mai uno slam”, “il suo livello non è da top-5” e via così…

Bene – per modo di dire – noi comprendiamo che a caldo la delusione possa giocare brutti scherzi. Ma proprio non comprendiamo la cattiveria nei confronti di una ragazzo che, con grande serietà, associa il tennis ad ogni aspetto della sua vita. Di un ragazzo che soffre se perde e gioisce se vince, proprio come noi dal divano. Peraltro, dobbiamo a lui se riavvolgendo il nastro del 2023 possiamo raccontare di trofei a marca azzurra. Per favore, smettiamola con le solite cantilene: ha battuto Carlos Alcaraz in tre occasioni, e su tre superfici diverse (Wimbledon ’22, erba; Umago ’22, terra rossa; Miami ’23, cemento).

Detto questo, passiamo alla critica costruttiva riconoscendo che si tratta di una sconfitta pesante. Perché stavolta – e per la prima volta in carriera – Jannik era arrivato ad un torneo del Grande Slam come numero 6 al mondo, sesta testa di serie e fresco vincitore di un Masters 1000 (Toronto). Aveva iniziato il suo percorso sfoderando ottime prestazioni e mostrando buoni miglioramenti al servizio. Poi qualcosina ha cominciato ad incepparsi nel match contro Wawrinka, terminato con un buon numero di aces all’attivo (12) ma anche con percentuali non completamente convincenti.

Le cattive sensazioni hanno trovato riscontro nella notte italiana, quando l’azzurro ha messo in campo soltanto il 54% di prime contro il 70% di Zverev. Colpa delle ripetute noie muscolari accusate durante la sfida? Poco credibile, ma può darsi. Sta di fatto che tale statistica ha fatto tutta la differenza del mondo: a poco serve aggiudicarsi scambi sensazionali, chiusi a suon di vincenti stratosferici, se poi non riesci a conquistare una buona dose di punti “gratis”. Soprattutto nell’ambito di un confronto tirato con un top player come Sascha (altro che ex) e giocato ad altissima intensità come quello di stanotte all’Arthur Ashe Stadium.

Consapevoli di aver già ottenuto risultati molto positivi, è su questo che Sinner e il suo team devono continuare a lavorare per poter esplorare orizzonti finora sconosciuti. Tutto il resto è noia, come cantava Califano. Non c’entra la mentalità, e non c’entra assolutamente nemmeno il livello di gioco, visto che l’altoatesino ha imparato ad effettuare variazioni importanti negli ultimi mesi. Concludiamo la nostra analisi post-partita sottolineando che a 22 anni appena compiuti un certo Medvedev era numero 57 al mondo e aveva vinto solo due tornei: l’Atp 250 di Sydney e il Challenger di Remy.

Ranking Atp e Race to Turin, la situazione aggiornata

Foto Sito US Open

Oltre a veder sfumare la top-5, Sinner è già sicuro che da lunedì – quando verrà stilata la nuova classifica ufficiale – arretrerà di almeno un posizione. L’altoatesino sarà scavalcato da Andrey Rublev e potrebbe essere scalzato anche da Zverev e da Taylor Fritz. Il tedesco, però, dovrebbe vincere il torneo, mentre lo statunitense dovrebbe arrivare almeno in finale. Operazioni non semplicissime per entrambi, visto che i loro prossimi avversari si chiamano rispettivamente Carlos Alcaraz e Novak Djokovic.

Notizie leggermente migliori per quanto riguarda la Race to Turin, la graduatoria che tiene conto dei punti accumulati nel corso della stagione e che a fine anno elegge gli otto candidati a giocarsi le Atp Finals. Jannik, infatti, si trova attualmente in quarta piazza e potrebbe essere superato dagli stessi tennisti sopracitati solo a determinate condizioni: Rublev dovrebbe arrivare in finale, Zverev e Fritz dovrebbero vincere il torneo. Va da sé che il nativo di San Candido perderà al massimo due posizioni.

I prossimi mesi con vista Finals e Davis

Foto Sito US Open

Insomma: eliminazione dolorosa ma danni contenuti per Sinner. Peraltro, i presupposti affinché possa vivere (e farci vivere) un autunno glorioso ci sono tutti. Ci riferiamo all’imminente parentesi sul cemento indoor, palcoscenico sul quale ha conquistato quattro degli otto titoli vinti nel circuito maggiore. È proprio qui che il numero uno nostrano potrebbe togliere i dubbi persino ai critici più feroci, nonché aggiudicarsi con largo anticipo la qualificazione alle Finals (oggi a circa 1300 punti in più del nono classificato). Probabilmente, procederà con una programmazione attenta, incentrata sull’ottimizzazione delle energie. Perché poi, non bisogna dimenticarlo, c’è anche quel sogno Davis che potrebbe realizzare da assoluto trascinatore… Scusateci se non vediamo tutto nero nel futuro prossimo di Jannik.

Giuseppe Canetti

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