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US Open, dove può arrivare Matteo Berrettini?

“Mi voglio godere il momento e non pensare molto a quello che succederà. Sapevo che sarebbe stata una partita complessa, d’esordio, contro un giocatore top-30. Sono riuscito a rispondere a tutte le domande e i dubbi che avevo, sono contento perché sono stato solido e aggressivo nei momenti giusti, sono felice di questa prestazione”. Matteo Berrettini è raggiante dopo la bella vittoria al primo turno dello US Open contro Ugo Humbert, sconfitto con un rotondo 6-4, 6-2, 6-2 in due ore e 24 minuti di gioco. Ci voleva una partita così per rompere il ghiaccio a New York, dove il 27enne romano deve “difendere” i quarti di finale raggiunti lo scorso anno e dove può vantare una semifinale raggiunta nel 2019.

Vittoria fondamentale, quindi, soprattutto per il morale. Inutile dire che il 2023 è stato sin qui un anno a dir poco complicato per Matteo. Alla buona partenza alla United Cup è seguita infatti l’eliminazione al primo turno all’Australian Open contro Andy Murray e un primo infortunio che l’ha costretto ad un mese e mezzo di stop. Poi un mese di marzo orribile e il ritiro a Montecarlo che gli ha fatto saltare tutta la stagione sulla terra europea. Infine il ritorno sull’amata erba, con l’eliminazione al primo turno a Stoccarda per mano di Lorenzo Sonego e un sorprendente filotto di risultati utili a Wimbledon, dove ha sconfitto prima lo stesso Sonego, poi De Minaur e Zverev, prima di cedere in quattro set ad un fenomenale Alcaraz.

Lo swing sul cemento americano non è partito benissimo: se la sconfitta al secondo turno a Toronto contro Sinner (che poi avrebbe vinto il torneo) ci stava tutta, non si può dire certo la stessa cosa della brutta eliminazione al primo turno a Cincinnati contro la peggior versione di Felix Auger-Aliassime – a secco di vittorie da quatto mesi – vista in campo da quando è entrato nel circuito professionistico.

Un risultato che aveva gettato nello sconforto Berrettini e suoi tifosi in vista dello US Open, dove il tennista romano rischia (ancora) di perdere molti punti e sprofondare nel ranking Atp. E invece ecco il convincente debutto contro Humbert, tutt’altro che scontato. “Ho cercato di farmi seguire dall’istinto, sto ritrovando buone sensazioni e meccanismi, ricominciando a riconoscere le percezioni che ho avuto in passato. Devo stare nel momento: gioco una partita, ne gioco un’altra e mano a mano provo a costruire qualcosa”.

Il possibile percorso di Matteo Berrettini allo US Open 2023

Dunque, la domanda che tutti si fanno è la seguente: dove può arrivare questo Matteo Berrettini a New York? Difficile dirlo. A livello tecnico e tattico saranno fondamentali le sue percentuali al servizio. Contro Humbert ha messo in campo 11 ace, con il 61% di prime in campo e il 74% di punti vinti in questa circostanza. Percentuale che scende al 59% quando mette in campo la seconda. Decisiva anche la capacità di convertire le occasioni, cercando di trasformare le palle break con una risposta solida.

Ma molto, ovviamente, dipenderà dagli avversari. Il prossimo sarà un altro francese, Arthur Rinderknech, numero 73 del mondo. Il classe ’95 (nessun precedente tra i due) viene da una netta vittoria contro un irriconoscibile Diego Schwartzman e non è mai un avversario leggero da affrontare, anche se Matteo ha tutte le carte in regola per passare il turno. Discorso diverso se Berrettini riuscisse a qualificarsi per il terzo turno, dove troverà uno tra un ritrovato Gael Monfils e la testa di serie numero 8 Andrey Rublev, che però non sta attraversando il miglior periodo di forma della stagione. In un ipotetico ottavo di finale, sulla carta, il nome più pericoloso è quello rappresentato da Hubert Hurkacz. Dovesse raggiungere i quarti (difficile ma non impossibile), l’uomo da battere in quella parte di tabellone sarebbe Daniil Medvedev. Ma questa è già un’altra storia.

Stefano Cagelli

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