È un Lorenzo Musetti a tutto campo quello intervenuto ai microfoni de La Stampa per una lunga intervista tra passato recente e futuro prossimo del suo percorso nel mondo del tennis. Vi proponiamo un estratto della chiacchierata in cui affronta temi molto significativi.
Musetti: “Non cambierei mai il mio tennis. Su Alcaraz…”
Di Musetti si è sempre detto che dovrebbe pensare meno all’estetica dei colpi privilegiando l’incisività. Una considerazione che l’azzurro respinge dicendo: “Non cambierei mai il mio tennis. Magari in campo ho bisogno di più tempo di altri, ma credo sia più gratificante rimanere fedeli a se stessi. E ai sogni che abbiamo nel cassetto. Quali? Il più importante era diventare un professionista, ci sono riuscito. Ma chiuso un cassetto, nello sport come nella vita, se ne aprono altri. Adesso è raggiungere la vetta del ranking, vincere uno Slam. Se alla fine non riuscirò a raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero posto, vorrà dire che non erano alla mia portata. Ma non vorrei essere diverso da quello che sono”.
Quando invece gli viene chiesto di Alcaraz, Musetti non esita a dispensare parole al miele per lo spagnolo: “In un anno ha fatto progressi incredibili sotto il profilo tennistico, ma anche fisico e di consapevolezza nei propri mezzi. Oggi è lui il punto di riferimento, il giocatore da battere. È il Re Mida del tennis: quello che tocca diventa oro. È insieme un amico e una fonte di ispirazione, averlo battuto è un vanto ma anche una motivazione in più per riuscirci di nuovo”.
“Le emozioni sono l’avversario più duro. America? Sento di poter fare bene”
Nell’ultimo periodo, il toscano è apparso abbastanza nervoso in campo. “Le emozioni sono un avversario più duro di qualsiasi colpo. Anche perché nel tennis di oggi non ci sono grandi scarti tecnici e tattici, lo si vede anche dai tanti giocatori a ridosso dei primi 100 che riescono a battere un top 10 o addirittura un top 5. Si va sempre più verso un appiattimento dei valori. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo e su quello mentale. E lì i migliori hanno una marcia in più. Nelle ultime due ultime settimane si è accumulato tanto stress, dovevo difendere la vittoria ad Amburgo e inconsciamente lo sentivo. Avevo voglia di stare in campo, ma si è riaffacciato un po’ di nervosismo. Non è però andata malissimo e oltre a qualche punto sento di aver portato a casa una esperienza in più”, spiega.
A partire da lunedì, Musetti sarà impegnato al Masters 1000 di Toronto, primo dei tornei sul cemento nordamericano che conduce allo US Open. È nella stessa parte del tabellone di Daniil Medvedev ed esordirà al primo turno contro Nishioka. L’azzurro è consapevole che tale sarà una parentesi molto intensa, ma ha buone sensazioni: “È una tournée lunga, faticosa, ma non ho punti da difendere. In Canada non ho mai giocato, a New York ho ricordi bellissimi legati alla finale da Under 18 e poi è una città incredibile, c’è tanto movimento, tanta energia. Sento di poter far bene anche su quella superficie”.
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