Non basta un buon Lorenzo Musetti per contrastare lo strapotere di Casper Ruud sulla terra rossa di Bastad. Il norvegese, preciso e più costante e lineare dell’italiano, vola in finale nel torneo Atp 250 svedese. Match equilibrato e di alto livello tecnico, con Musetti che mostra lampi di classe purissima, ma che Ruud riesce a fare suo grazie alle sue fulminanti accelerazioni di dritto e a pochissimi errori non forzati.
Insomma, il “solito” Casper in versione terra rossa, quello che difficilmente regala un punto e difficilmente sbaglia quando c’è da fare la cosa giusta. Lorenzo, al tempo stesso, ha poco da rimproverarsi. La partita è stata decisa nei dettagli e Ruud ha semplicemente giocato meglio i pochi punti decisivi, sfruttando le occasioni nel momento giusto.
Come nel sesto gioco del primo set, quando si è portato sul 15-40 ed ha portato a casa il break rivelatosi decisivo per vincere il primo set con il punteggio di 6-3. Un primo set in cui Musetti non è riuscito a procurarsi neppure un’occasione per “rubare” il servizio al suo avversario ed ha invece dovuto fronteggiare turni di servizio abbastanza complicati, con un’altra palla break salvata nel secondo game.
Nel secondo set il livello del tennista toscano sale e anche Ruud comincia a soffrire un po’ di più al servizio. Arriva la palla break anche per Musetti, che alterna ottime soluzioni di potenza assoluta, specialmente con il dritto, a tocchi di altissimo livello tennistico di rovescio e anche nel gioco a rete. Lo solidità del norvegese, però, è scolpita nella pietra scandinava e Muso non riesce a trovare la chiave per scalfire il servizio di Ruud.
Epilogo naturale di questo match poteva e doveva essere il tie-break. E invece arriva un passaggio a vuoto di Lorenzo proprio nel mento decisivo: Ruud alza il livello al massimo e trova un break a zero nel fatidico undicesimo game. Cosa che gli permette di andare a servire per il match sul 6-5. Il norvegese non trema e chiude con il punteggio di 6-3, 7-5, volando in finale dove troverà il vincente del match tra Andrey Rublev e Francisco Cerundolo.
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