Scandalo nel circuito Atp: Ymer squalificato 18 mesi, ma era stato già assolto

Ieri è scoppiato un vero e proprio scandalo all’interno del circuito Atp: Mikel Ymer è stato squalificato dall’ITF per 18 mesi. Motivo? Ha saltato tre controlli antidoping nel corso del 2022. Lo svedese, però, era stato già assolto dallo stesso tribunale nelle scorse settimane.

Cosa è successo

A poche ore dal suo esordio all’Atp250 di Gstaad è arrivata la notizia che ha scosso il mondo del tennis. Ymer è stato squalificato per 18 mesi. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno per il giustiziere di Taylor Fritz a Wimbledon, che si apprestava a vivere da protagonista il torneo in Svizzera.

Lo stesso Mikel, attraverso i propri profili social e con un comunicato ufficiale, ha reso pubblica la sua versione dei fatti. Lo svedese, infatti, era stato già assolto nelle scorse settimane dall’accusa dagli stessi tribunali.

’L’ITF mi ha accusato di una potenziale violazione delle regole antidoping per aver saltato tre test al di fuori delle competizioni in un periodo di 12 mesi. Ho combattuto tale accusa in udienza e sono stato assolto da un tribunale indipendente composto da tre arbitri nel giugno del 2022. L’ITF ha presentato ricorso contro tale decisione nonostante i tre arbitri indipendenti che mi hanno assolto fossero stati nominati secondo le proprie regole. Poi si sono rivolti al Tribunale Arbitrale dello Sport così da giungere ad una diversa decisione.

Ieri ho appreso che il Tribunale Arbitrale dello Sport mi ha sospeso dal tennis professionistico per 18 mesi, nonostante non abbia mai fatto né sia ​​stato accusato di uso di sostanze vietate.

Essendo già stato scagionato una volta, e sostenendo con tutto il cuore il fatto che non ritengo che sia stata commessa la terza infrazione, trovo ingiusta la loro decisione di processarmi di nuovo e successivamente ritenermi colpevole. Inoltre, trovo difficile comprendere che abbiano ritenuto una sospensione di 18 mesi una giusta punizione. Capisco che queste regole sono state messe in atto per proteggere l’integrità del nostro sport e che esistono per un motivo. Tuttavia, non credo di aver infranto quelle regole e la mia coscienza è a posto, con Dio come testimone”.

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