Andreas Seppi è stato uno dei maggiori protagonisti del tennis azzurro degli ultimi venti anni. Al termine della scorsa stagione ha detto addio al professionismo, con qualche polemica con la FIT per non avergli garantito una wildcard a Napoli e Firenze per salutare il suo pubblico. In una recente intervista con Sportskeeda, ha parlato dei Big Three e della sua vita dopo il tennis.
Il racconto di Andreas
Prima di Lorenzo Musetti, Matteo Berrettini e Jannik Sinner, tutte le speranze azzurre nei tornei dello slam e non erano riposte in Fabio Fognini e Seppi. Due giocatori completamente diversi: il primo talentuoso e imprevedibile, il secondo regolare e metodico.
Proprio sulla regolarità e su uno stile di gioco spesso impeccabile Andreas ha basato tutta la sua carriera, culminata con la top20, titoli Atp su ogni superficie e ben 66 presenze consecutive ai tornei dello slam.
“La stagione sull’erba era uno dei miei momenti preferiti. Guardandola in tv un po’ mi manca, ma non posso lamentarmi di come sto vivendo da sei mesi a questa parte: con la mia famiglia e i miei figli. Non vedo l’ora di vedere cosa mi aspetterà in futuro e mi cerco di godere ogni attimo in loro compagnia.
Stiamo lavorando a un progetto io, mia moglie e un amico. Vogliamo portare i tifosi nei più grandi tornei del mondo: organizziamo tutto per loro. È per coloro che vogliono di più di una semplice visita al torneo e di vedere le partite. Vorremmo iniziare con lo US Open, abbiamo in mente qualcosa di speciale da far vivere loro. Io sarò lì e gli racconterò cosa capita ai giocatori durante le partite per offrire il punto di vista di chi di solito è in campo. Vogliamo fare dei gruppi di massimo otto persone per avere la migliore esperienza possibile.
Chi è per me il GOAT? Se badiamo solo ai numeri ti direi sicuramente Djokovic: ha più slam, più masters1000 e più settimane al numero 1 del mondo. Non è facile dire qualcosa contro di lui se si vedono i numeri.
Per tutto il resto, però, mi viene da dire Federer. È stato il giocatore più elegante e più amato della storia del nostro gioco. Allo stesso modo Nadal, per lo spirito battagliero e il fatto di non arrendersi mai: è sempre stato amato per queste cose. Se ci basiamo sui numeri, però, Djokovic è imbattibile”.
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