Già nella prima giornata dell’edizione 2023 di Wimbledon sono piovute (scusate il gioco di parole) numerose critiche per la lentezza nella ripresa del gioco una volta chiuso il tetto. Il motivo? Gli organizzatori hanno provato a dare una spiegazione plausibile.
L’attesa infinita
Non era mai capitato, ma Novak Djokovic e Pedro Cachin hanno dovuto aspettare più di 80 minuti per poter riprendere a giocare al Centrale dell’All England Club nonostante il campo fosse coperto dal tetto ripara pioggia. Il motivo? L’erba dell’impianto era ancora umida e i giocatori rischiavano infortuni riprendendo prima.
Lo stesso Nole, in un video che vi abbiamo già mostrato, si è divertito ad asciugare in maniera provocatoria il terreno di gioco.
“Si tratta di una cosa veramente strana: non mi era mai capitato di aspettare più di un’ora perché le condizioni di gioco non cambiano nonostante la presenza del tetto”.
Solitamente, infatti, dal momento in cui si avvia la chiusura dell’impianto, trascorrono al massimo 30 minuti prima di rivedere i giocatori palleggiare per iniziare un nuovo riscaldamento che li porterà alla partita vera e propria.
In questa stagione, però, tutto sembra pendere verso le maggiori attese: i giocatori aspettano di più per evitare pericolosi infortuni sull’erba ancora bagnata dalla pioggia dei minuti precedenti.
“Ogni tipo di decisione e di responsabilità viene assunta dal Referee dei Championships, che sceglie il momento migliore per far tornare i giocatori in campo in condizioni ottimali. La salute dei giocatori è la priorità e si aspetterà che l’erba sia completamente asciutta per evitare infortuni inutili.
In questa circostanza, il Campo Centrale ha impiegato più tempo del previsto ad asciugarsi. In più, apprendendo dalle previsioni che il meteo sarebbe migliorato da lì a poco, si è deciso di procedere con la partita con il tetto aperto.
I giocatori, durante tutti questi cambiamenti e attese, sono sempre astati aggiornati in maniera tempestiva”.
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