PARIGI – Si è parlato di doping, truffa, magneti australiani, ma la verità è che la tecnologia usata da Djokovic nel match contro Marton Fucsovics ha basi scientifiche. Ne abbiamo parlato con chi ha sviluppato il dispositivo, Fabio Fontana, fondatore di un’eccellenza tutta italiana, la Tao Technologies.
Fabio è dottore in scienze biomediche e tecnico informatico e delle telecomunicazioni e la sua azienda, che si trova a Castelfranco Veneto (Treviso), in costante crescita, produce il Taopatch, il dischetto usato dal fuoriclasse serbo. Si tratta di un mini laser posto in un dischetto di 12 millimetri di diametro e meno di un millimetro di spessore, che applicato sulla pelle può trattare molte malattie croniche, dall’emicrania alla sciatalgia. Non emette sostanze chimiche, quindi non è dopante, come ha certificato anche l’università di Milano.
È stato possibile riconoscere quel bottoncino misterioso grazie alla qualità delle macchine fotografiche professionali di oggi, ingrandendo oltremodo la foto scattata a Novak mentre si cambiava la maglia.
“Questi giorni sono come un urgano per noi – ci racconta Fabio – eravamo già pieni di lavoro, ma il fulmine a ciel sereno arrivato dal Roland Garros ci sta portando davvero tanto movimento in termini di interesse, visibilità e curiosità. Nel mondo dello sport – ci spiega – siamo molto presenti, sono diversi gli atleti a medi e alti livelli che usano la nostra tecnologia. Squadre di calcio di serie A, sciatori, il campione europeo di boxe Luca Rigoldi, Andrea Pasqualon del giro d’Italia”.
C’è chi parla di magneti australiani da 1500 gauss. Un articolo di Le Parisien, ad esempio, allude a una sorta di truffa perché dice che dietro non ci sono studi scientifici.
“È comodo scrivere senza leggere, ma basterebbe andare sulla banca mondiale della medicina per trovare quattro studi indicizzati con il nome Taopatch. Ne abbiamo fatti anche altri, a dire il vero. Di questi, alcuni sono sulla sclerosi multipla e altri sono sullo sport”.
E cosa vorrebbe rispondere a chi parla di doping?
“Su questo aspetto cito il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari (DiSFeB) dell’Università degli Studi di Milano, istituto di eccellenza nella ricerca, che ha certificato come il nostro prodotto non sia affatto doping. L’hanno testato in tutti i modi e non c’è alcun rilascio di sostanze chimiche da parte del dispositivo. D’altra parte, la nostra filosofia è aiutare il più possibile il corpo a stare bene senza introdurre sostanze chimiche. E poi vorrei passasse il messaggio che non si tratta di qualcosa che indossi prima di una gara per incrementare di un 20 – 30 percento le prestazioni. Piuttosto di un tipo di tecnologia che si usa seguiti da un fisioterapista, un medico, soprattutto per tenere il corpo in simmetria durante gli allenamenti e migliorare i tempi di recupero. Poi, chiaramente, è fatto per essere utilizzato sempre, quindi è chiaro che può essere utile anche durante un match”.
Come è nata l’idea?
“Da due fattori. In primis perché mi occupavo di inquinamento elettromagnetico e quindi dei danni che il corpo subisce dalle onde delle antenne dei telefonini. In secondo luogo, dall’esigenza di trovare una terapia che mi desse benefici dopo aver avuto un frontale in auto. Prendevo tanti antinfiammatori, tutti i giorni, e vidi che tra le tante terapie il laser mi dava il miglior beneficio. E mi sono chiesto se si potesse creare un laser per ottenere un beneficio stabile”.
Chi può usare il vostro dispositivo?
“Al momento in Italia è usato solo da medici, dentisti, terapisti, osteopati e categorie sanitarie, tutti opportunamente formati per ottenere un risultato e si trova in più di 2800 ambulatori autorizzati. Dove invece non abbiamo abbastanza professionisti formati sul territorio, come in Giappone e negli Stati Uniti, distribuiamo il prodotto insieme a dei videocorsi”.
Taopech è brevettato?
“Sì, in Italia e in Europa. Abbiamo tre brevetti all’attivo e ora stiamo procedendo per un brevetto valido anche nel resto del mondo. Lavoriamo sullo sport, ma il nostro punto forte è la sclerosi multipla, provare a migliorare il movimento in chi ha disturbi neurologici”.
Le chiederei in conclusione se ha ricevuto qualche tipo di aiuto economico dallo Stato o da qualche ente…
“Zero, in Itala sembra ci siano solo ostacoli (ride, ndr). C’è una certa resistenza alle novità. Però pian piano stiamo creando delle fondamenta solide, negli ultimi 12 anni abbiamo fatto almeno una pubblicazione scientifica ogni anno. E la scelta di distribuirlo tramite i professionisti, piuttosto che venderlo nelle farmacie o cercare sistemi di vendita diversi, ci sta aiutando molto nella diffusione”.
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