Non aveva neppure tredici anni, era uno scricciolo e il tennis non rientrava ancora nelle sue priorità. Jannik Sinner amava la montagna e sciava, impugnava la racchetta di tanto in tanto ma non sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Poi l’incontro con Massimo Sartori, che gli ha aperto le porte di un mondo di cui oggi è assoluto protagonista.
“Beh, non potevo sbagliare. Ovvio che stavo vedendo giusto. Di certo sono stato fortunato a essere stato chiamato a passare da quelle parti”, afferma l’ex coach di Andreas Seppi – e attuale collaboratore di Giulio Zeppieri – riferendosi al numero uno azzurro. Poi aggiunge: “Immaginai per lui un futuro grandioso, ma vediamo cosa riserva il futuro. C’è ancora tanto, se non tutto, da scrivere”.
All’inizio dello scorso anno, Sinner ha fatto una scelta drastica: ha interrotto il rapporto con lo storico coach Riccardo Piatti – a cui Jannik era stato consegnato proprio da Sartori – sostituendolo con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Sia il primo che il secondo sembrerebbero aver dato all’altoatesino quella scossa in più.
“Vanno fatti i complimenti allo staff di Sinner per questa programmazione. Pensate a questo suo inizio di 2023: ha raggiunto gli ottavi agli Australian Open, quindi la vittoria a Montpellier e la finale a Rotterdam. L’hanno fatto ritirare da Marsiglia per prepararlo direttamente al cemento degli Stati Uniti e i risultati dei due Masters 1000 sono sotto gli occhi di tutti”, afferma il 56enne vicentino. Che inoltre ci tiene a sottolineare: “Questi due coach, che lavorano davvero in sintonia, hanno anche trovato un signor metodo d’allenamento: lo vedete che il servizio di Jannik è migliorato, e potrà esserlo ancor di più. Ma vogliamo parlare del suo movimento? Oggi lui si prende il campo, è complicato per tutti giocare contro Jannik”.
Chiamato ad approfondire le sue affermazioni riguardanti la crescita del giovane azzurro, Sartori prende spunto dagli ultimi match a Miami: “Dipende anche dall’altro giocatore: lui e Alcaraz apparivano velocissimi perché entrambi muovono il braccio con rapidità, quindi sembrava come una gara di Formula 1 se non addirittura un videogame. Invece contro Medvedev, match in cui a fare il gioco è stato il russo, gli scambi sembravano più lenti”.
Per sua stessa ammissione, Sinner è uno di quei giocatori che preferisce il cemento. “Perché la palla rimbalza senza scherzi“, afferma Sartori. “Sul rosso una riga, un granello di terra, possono cambiare la traiettoria e quindi la preparazione del colpo”, aggiunge.
Ciò, tuttavia, non pregiudica le ambizioni del nativo di San Candido su altre superfici. “Sono convinto che possa giocare bene ovunque. Anche sull’erba a Wimbledon. Io mi aspetto che possa andare fino in fondo in ogni Slam”, rivela l’esperto allenatore.
La versatilità raggiunta dall’azzurro è sicuramente merito della coppia Vagnozzi-Cahill ma anche della predisposizione a migliorarsi del giocatore: “Direi di sì. Jannik è stato pronto e disponibile ad affrontare il nuovo. Qui s’è visto lo spirito giovanile”.
Infine, Sartori si è lasciato andare ad una considerazione sull’impatto di Sinner sul movimento tennistico italiano: “Piace tanto perché ha conquistato uno spazio vuoto. Mi spiego: è accaduto quando ha vinto la Next Gen a Milano seducendo i suoi coetanei che guardavano il calcio e spostando l’attenzione sul tennis. È lo spot perfetto per il nostro sport”.
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