In questo scorcio iniziale della stagione probabilmente Danil Medvedev è il tennista più in forma, come si è visto a Dubai dove ha battuto meritatamente in semifinale Nole Djokovic e in finale Andrey Rublev. Medvedev è attualmente il numero 5 del mondo e in alcune partite è praticamente imbattibile. Una macchina da punti a cominciare dal servizio.
Al tempo stesso è il top ten meno elegante. È rigido, talvolta persino scoordinato – lo si vede bene sotto rete – ha un movimento di rovescio che pare imperfetto, troppo meccanico, non ha una bella corsa. Ecco, se immaginassimo che in un match fosse valutata nel punteggio anche l’eleganza, il campione russo precipiterebbe molto indietro nel ranking.
È vero che nel tennis di oggi valgono molto di più la potenza, la fisicità, la tenuta nervosa laddove un tempo prevalevano il tocco, l’astuzia, la bellezza del gesto. Decenni fa si andava a vedere John Newcombe per la sua grazia. Tutti gli australiani a quei tempi erano molto veloci, abilissimi di volo, molto coordinati: ma John Newcombe avrebbe potuto giocare in giacca e cravatta, una specie di Cary Grant del tennis.
E si ammirava la classe dei movimenti di Kodes, Gerulaitis, Noah, Edberg, ovviamente Mc Enroe – e Adriano e Paolo, of course – fino al divino, irraggiungibile, Roger Federer, l’uomo che ha saldato il “prima” e il “poi” del tennis sotto il segno dello stile. Tra i top ten di oggi diremmo che Félix Auger-Aliassime ha un po’ quelle caratteristiche (e il nostro Musetti che come ha scritto Bertolucci gioca un “tennis romantico”).
Daniil Medvedev è fortissimo, forse il più forte, certamente il più efficace e ha ragione lui: per fare i punti la grazia non serve. Purtroppo per gli spettatori.
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