Obiettivo top-100 in pianta stabile, ecco cosa devo fare. A tu per tu con Giulio Zeppieri

Un mancino da paura, che tocca altissimi livelli con la combo servizio-dritto. Un fisico già bello costituito, che si esalta quando chiamato a lottare. Enormi i margini di miglioramento, considerata la giovane età. Stiamo parlando di Giulio Zeppieri, uno dei Next Gen azzurri più talentuosi in circolazione.

Dopo aver vinto il suo primo Challenger nel 2021 e debuttato al Roland Garros e agli Internazionali d’Italia nel 2022, il ventunenne di Latina sta continuando la sua ascesa a gonfie vele, mostrando buoni miglioramenti soprattutto sotto l’aspetto della solidità mentale. Merito anche del nuovo team “capitanato” dall’esperto Massimo Sartori.

Nelle ultime settimane, Zeppieri ha raggiunto due finali Challenger consecutive: la prima l’ha vinta a Cherbourg, battendo il “padrone di casa” Titouan Droguet. La seconda, invece, l’ha persa a Rovereto con Dominic Stricker, ma non senza lottare. Le ottime prestazioni si sono tradotte nel best ranking di numero 115 al mondo.

Insomma, l’inizio 2023 di Giulio si sta rivelando molto positivo. Lo abbiamo contattato per parlarne e per affrontare il tema futuro. Ci ha detto cose molto interessanti. Di seguito l’intervista.

A tu per tu con Giulio Zeppieri

giulio zeppieri
Foto Instagram Zeppieri

Una stagione 2023 iniziata benissimo: due finali, un titolo. Come ti senti in questo momento?

“Sto bene. Non ho giocato tantissimo, perché dopo l’Australia ho avuto un problemino fisico. Ne ho approfittato per allenarmi, e qualche buon risultato si è già cominciato a vedere. Ora sto cercando di recuperare un pochino, qualche giorno di riposo e poi riprendo ad allenarmi”.

Cosa ti sta dando il nuovo team guidato da Sartori?

“Mi ha dato sicuramente tanta esperienza. Poi tutti i membri con cui sto collaborando trasmettono tanta energia e voglia di aiutarmi, di aiutarci a crescere assieme. L’esperienza di Max (Sartori, ndr) e Pindu, il preparatore, è molto importante per me”.

Sembri cresciuto parecchio sotto l’aspetto atletico…

“Sto lavorando tanto. Ho fatto un mese di dicembre molto intenso ed anche in Australia ho lavorato duro fisicamente. Dobbiamo ancora migliorare per essere competitivi ad alto livello, ma stiamo mettendo le basi per crescere”.

Il tema infortuni è sempre più d’attualità. Da cosa dipendono, secondo te, tutti questi acciacchi? E voi come state lavorando per prevenirli?

“Sicuramente il tennis sta diventando uno sport estremamente fisico e competitivo, in cui devi presentarti al 100% a tutti i livelli, altrimenti è complicato arrivare in fondo. Perché tutti sono preparati e si stanno specializzando. Sul prevenire gli infortuni dico che dipende anche dal tuo fisico e da come hai lavorato da piccolo, se sei stato indirizzato bene… se hai cominciato un po’ più tardi magari è più difficile recuperare la forma rispetto a uno che ha iniziato a 12 o 13 anni. Sicuramente non bisogna andare a forzare determinate cose. Io, ad esempio, avendo fatto dieci partite in due settimane, ho deciso di fermarmi per non farmi male, nonostante fossi in un periodo in cui potevo entrare in top-100. Avrei rischiato di stare fermo più tempo del previsto. Non sarebbe stato il massimo. Preservare il fisico è di fondamentale importanza”.

Come va il collegamento tra servizio e dritto?

“I margini di miglioramenti ci sono sempre. È una combinazione che a me piace giocare e che mi sta dando soddisfazioni in questo periodo. Non è sempre facile attuarla, perché se trovi un giocatore che risponde bene devi essere più rapido con i piedi. Però è sicuramente uno dei punti forti del mio gioco. Stiamo lavorando tanto e bene anche su questo”.

Invece su cosa ritieni di dover migliorare?

“Sto migliorando tanto sul mio rovescio, che si adatta meglio alle superfici veloci. Dovrò modificare qualcosa sulla terra, ora inizieremo e vedremo quali accorgimenti apportare. Sto cercando di migliorate anche il movimento di piedi, per cerare di passare dalla difesa all’attacco più velocemente”.

E adesso quando ti rivedremo in campo?

“Stiamo decidendo. Ma penso che molto probabilmente giocherò a Zadar (Challenger, ndr), in Croazia. Se non dovessi giocare lì andrei a Sanremo (Challenger, ndr). Poi farò Marrakech (Atp, ndr) oppure Estoril (Atp, ndr)”.

Il passaggio dal circuito Challenger a quello Atp rappresenta una sfida entusiasmante…

“Il circuito Challenger è estremamente competitivo: il livello è inferiore tecnicamente ma c’è gente agguerrita. Devi essere forte e centrato per vincere diversi tornei di fila. Ma dopo Sanremo l’obiettivo è giocare prevalentemente Atp. Abbiamo le idee chiare su questo: gareggiare ad alto livello per migliorare e ‘prendere’ il livello degli avversari.

In estate ci dicesti che il match al Roland Garros contro Hurkacz ti fece capire la differenza tra il tuo livello e quello di un top player affermato. Poi, però, c’è stato l’exploit ad Umago, si pensi alla sfida con Alcaraz. Ad oggi, quanta differenza c’è ancora tra te e i top?

“Sicuramente c’è ancora tanta differenza. Hurkacz giocò veramente bene. Su una superficie così veloce come la terra di Parigi, col suo servizio… ebbi davvero poche chance di riuscire a giocarmela ad armi pari, anche se ci provai. Con Alcaraz è stata tutt’altra situazione. Si giocava ad Umago, su un campo molto più lento, vicino al mare, dunque con tanta umidità. C’era molto più tempo per giocare. E anche il mio flow era particolare, stavo giocando veramente bene. Poi, sai, quando giochi con giocatori del genere, entri in campo, pensi a vincere: ti portano a tirare fuori il meglio di te stesso. È una situazione che posso riproporre, però devo migliorare la continuità, esprimendo un livello simile in tutti i tornei”.

Cosa vi siete detti a fine partita?

“Mi ha fatto i complimenti, e io a lui le congratulazioni per tutto. Niente di che insomma”.

Con quali prospettive approccerai alla stagione sul rosso?

“Sicuramente l’obiettivo è giocare Madrid e Roma, almeno le qualificazioni. E magari accedere al main draw del Roland Garros in prima lista. Vorrei, inoltre, entrare tra i primi cento e restarci in pianta stabile, quindi iniziare a giocare tutti gli Slam e le qualificazioni dei Masters 1000. Poi se le cose dovessero andare meglio ben venga…”.

In generale, dove credi di poter offrire il rendimento migliore?

“Penso che possa fare bene su ogni superficie, avendo un gioco molto versatile. Servo bene, gioco un ottimo dritto, il rovescio lo sfrutto abbastanza sia sulla terra che sul cemento, e lo sto migliorando. Secondo me anche sull’erba posso comportarmi bene, scoprendo la superficie e iniziando a giocarci”.

A cura di Giuseppe Canetti

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