Un padre, con un’incommensurabile etica del lavoro e un amore viscerale per i suoi figli. I figli, dotati di grande forza di volontà e talento. Una squadra dal sangue latino determinata a farsi largo sui palcoscenici più prestigiosi del panorama internazionale. Stiamo parlando di Gino, Luciano e Vito Darderi.
Luciano e Vito pronti a sbocciare
Entrambi italo-argentini, entrambi pronti a sbocciare. Luciano e Vito Darderi – rispettivamente 21 e 15 anni – stanno proseguendo il loro percorso di crescita sotto l’attenta osservazione di papà Gino, che ogni giorno li allena e li sprona dedicandosi anima e corpo alla sua missione: tirar su uomini virtuosi oltre che bravi tennisti.
Attualmente, Luciano occupa la posizione numero 185 del ranking mondiale. Qualche giorno fa ha vinto la sua prima partita in un torneo del circuito Atp e sembrerebbe in procinto di frequentarlo con una maggiore costanza. Vito, al contempo, sta bruciando le tappe e presto potremmo trovarcelo tra ITF e cadetteria. Ne abbiamo parlato in esclusiva con Gino durante la settimana. Scopriamo cosa ci ha detto.
A tu per tu con Gino Darderi
Ciao Gino, come va?
“Tutto bene grazie. Stiamo lavorando molto in campo. Luciano e Vito stanno svolgendo una bella preparazione atletica”.
Quali saranno i loro prossimi impegni?
“Luciano farà due Challenger in Cile, mentre Vito farà un torneo ITF under 18 qui in Argentina. Poi entrambi parteciperanno a un Open grosso, sempre qui in Argentina. Successivamente, se Luciano riuscirà a rientrare al Masters 1000 di Miami andremo a Miami. Ci alleneremo in Florida tutti e tre, con il preparatore, perché vogliamo continuare a insistere sulla parte atletica. In seguito partiremo per l’Europa, dove Luciano parteciperà al Challenger di Sanremo, mentre Vito inizierà a giocare i tornei ITF”.
Facciamo un passo indietro. Qual è la prima cosa che ha insegnato ad entrambi?
“Le prime cose che gli ho insegnato sono l’educazione, la modestia, la dedizione al lavoro, l’interesse per quello che fanno. Non voglio che entrino in campo per farmi un favore. È importante avere la voglia di allenarsi, dare un valore a ciò che fa il padre, che tra allenamenti, viaggi e preparatore atletico, spende dei soldi che potrebbe spendere per sé. Ma soprattutto dedica loro il suo tempo di vita. Se pensiamo a quanto sono giovani dovrò dedicargliene ancora tanto”.
Quanto è vicino Luciano a quell’ultimo step che porta ai primi 100 al mondo?
“Stiamo lavorando particolarmente sulla regolarità. Lui ha diverse armi per fare punti, basti pensare che sta servendo a 230-235 km/h, più di tutti come forza, visto che gli altri battono a 180-190 km/h. Sta lavorando molto sul rovescio, sul dritto in attacco e sulla parte fisica, fondamentale per accompagnare un tipo di gioco aggressivo. Lui non è lontano dai primi 100. Quest’anno ha vinto contro Lehecka, Coria, Gaston… tutti giocatori in orbita top-50. Penso che per arrivare in top-100 sia solo questione di tempo e di lavoro. Non so se accadrà quest’anno, ma saremo sicuramente molto vicini all’obiettivo. In questo momento è attorno alla 180, non deve difendere alcun punto fino a giugno. Dunque ha delle buone possibilità di arrivare in top-100”.
Servizio e dritto sono sicuramente i colpi migliori di Luciano. Cos’altro potrebbe fare la differenza?
“Stiamo lavorando parecchio sul rovescio, tant’è vero che a volte trascuriamo un po’ il dritto. Per avere un gioco completo nel tennis moderno devi lavorare molte ore, a volte il tempo non basta. In ogni caso sta diventando abbastanza completo”.
Si parla molto di Vito. Ci racconta un po’ che tipo è giocatore è?
“Ha grandi qualità fisiche ed anche mentali. Perché quel fisico che è riuscito ad ottenere è il frutto di un lavoro costante di 2-3 anni. Un lavoro che svolge assieme al preparatore tutte le mattine dalle 8 alle 10 e anche dopo l’allenamento. Per il resto, è abbastanza completo e competitivo. Ha un gran rovescio, sente molto bene la palla. Ha un buon servizio. Il dritto non è come il rovescio, ma è comunque buono. Ha un gran futuro, perché, a 15 anni da poco compiuti, è già a un livello superiore. Nella sua categoria fa la differenza e sta giocando tornei con gente molto più grande di lui. Stiamo parlando di un ragazzino che ha già vinto sei campionati italiani, senza lasciare per strada nemmeno un set. Adesso gli serve giocare con gente ancora più grande, pertanto gli stiamo facendo assaporare l’aria dei Challenger come sparring partner”.
Alcuni sostengono che abbia un talento più cristallino di Luciano. Che ne pensa?
“Io penso che entrambi i miei figli abbiano il talento del lavoro. Poi, dire che sono fenomeni è un po’ esagerato. Vito gioca bene, gioca facile, ha dei bei colpi. Ma questi colpi sono il frutto di tanto lavoro. Infatti, non appena ci siamo fermati e gli ho fatto fare dei giri, è peggiorato tecnicamente. È una questione di continuità di lavoro, di correggere continuamente la parte tecnica. Vito sente la palla molto più facile di Luciano però, insomma, di qui a sbilanciarsi tanto… Di talenti in giro ne vedo pochi, tra l’altro. Per dire talento bisogna parlare con un po’ di idea…”.
Quali sono gli obiettivi che vi siete posti per questo 2023?
“Quest’anno vorrei che Luciano arrivasse tra i primi cento al mondo e chi Vito arrivasse ad avere un ranking under 18 ragionevole, sempre considerando la sua giovane età. L’idea è che si possa qualificare a Wimbledon o allo US Open Juniores”.
E potenzialmente, dove li vede tra dieci anni?
“Siamo un team che lavora sodo. Tutti e due meriterebbero di entrare almeno tra i primi 50 al mondo. Modestamente parlando, penso che se lavoreranno a testa bassa, godendo del mio appoggio incondizionato, è un livello che possono raggiungere. Poi dopo lo decide il giocatore se vuole andare oltre. Noi possiamo aiutare, possiamo allenare… ma il «voler spingersi oltre» è una cosa personale”.
A cura di Giuseppe Canetti
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