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Bollettieri, l’Australian Open, il tennis azzurro, la nuova esperienza: Raffaella Reggi a tutto campo

Dai primi passi assieme a Nick Bollettieri alla sua nuova avventura su un campo da tennis, passando per le vicende riguardanti l’Australian Open e il movimento azzurro: Raffaella Reggi, ex numero 13 al mondo, oggi allenatrice e commentatrice televisiva, è intervenuta ai nostri microfoni per una lunga ed interessante chiacchierata. Di seguito vi riportiamo tutto ciò che ci ha detto.

A tu per tu con Raffaella Reggi

Foto Facebook Reggi

A 15 anni hai incontrato il compianto Nick Bollettieri, che ti ha presa per mano e lanciata tra le migliori al mondo. Cosa ci racconti in merito?

“Fui fortunata ad avere una borsa di studio per andare negli Stati Uniti, e fortunata ancora di più perché la mia famiglia mi diede l’opportunità di fare questa esperienza. Conobbi Bollettieri allo US Open Juniores, sapendo che un mese e mezzo dopo sarei andata alla sua Accademia. Fu uno stringersi la mano dicendoci che ci saremmo rivisti lì, ma nulla di più. Ricordo che arrivai da lui con un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, poiché non riuscii a prendere una coincidenza aerea. Tempo neanche di lasciare le borse in camera ed ero già in campo a palleggiare. Dopo un quarto d’ora lui fermò l’allenamento, io era convinta di aver fatto qualcosa che non andava. Invece lui si avvicinò e, con un italiano un po’ maccheronico con tracce di dialetto napoletano, mi disse: «Facciamo una scommessa io e te?». Risposi: «Facciamola». Al che lui: «Entro l’anno prossimo sei tra le prime 50 al mondo». Premetto che io non avevo ancora classifica mondiale. Avevo giocato qualche Internazionale d’Italia, ma la mia carriera era agli albori. Successivamente vinsi l’Orange Bowl e ricevetti una Wild Card per un torneo in Florida. Nel gennaio del 1982 entrai in classifica da numero 127, ad aprile ero 47. Diciamo che ci aveva visto abbastanza lungo”.

Qual è la cosa più importante che ti ha trasmesso?

“Mi ha dato tanto, soprattutto sul lato umano. Durante il mio percorso ho avuto pochi allenatori, ma tutti mi hanno forgiata parecchio sotto questo aspetto. I valori, il rispetto, il comportarsi bene in campo… Lo dico sempre: Nick era una persona che entrava nell’anima dei suoi allievi, perché sapeva confrontarsi con ognuno di noi in maniera diversa, in base a chi aveva davanti. Non aveva una sola linea. Sapeva quale era il momento di staccare la spina, sapeva quale era il momento di bastonarti, tra virgolette. Il classico carota-bastone-carota. Sono felice perché ho conosciuto un uomo fantastico. Da lui ho preso la consapevolezza di poter fare qualcosa di bello in questo sport. Mai mi sarebbe balenata l’idea di poter raggiungere risultati. Lui mi ha trasmesso la motivazione necessaria per riuscirci. Il messaggio era: «Guarda, ce la puoi fare!»”.

Passiamo all’Australian Open. Ci fai qualche considerazione su come si è evoluto il tabellone femminile?

“Per le donne è sempre un po’ un terno al lotto. La Swiatek partiva favorita considerati i risultati dominanti dell’anno scorso. Ma lei stessa ha dichiarato di aver sentito tanta pressione e di non essere riuscita a esprimere il suo miglior tennis. D’altra parte, confermarsi non è mai facile. Soprattutto quando ci sono giocatrici come la Rybakina che non hanno niente da perdere, che giocano piatto e che su questa superficie veloce possono dar fastidio. Swiatek ora deve tranquillizzarsi e poi ripartire: sicuramente ha qualcosa in più rispetto a tutte le altre, sia fisicamente che tennisticamente. In generale, comunque penso che il tennis femminile abbia notevoli margini di miglioramento, dal punto di vista anche della tattica di gioco, nel potersi aprire il campo, il servizio potrebbe diventare un’arma in più. Diciamo che l’assenza di una vera e propria dominatrice potrebbe far sì che il livello si alzi progressivamente”.

Tutto troppo facile, invece, per Djokovic?

“Djokovic sta dominando in lungo e in largo. Se avesse avuto l’opportunità di giocare, l’anno scorso sarebbe rimasto il numero uno del mondo, indiscutibilmente. Sotto l’aspetto tennistico, ma anche sotto quello mentale e fisico, è sicuramente di una categoria superiore rispetto alla concorrenza. Poi, però, dall’altra parte, Nole non sarà eterno. Ora c’è Tsitsipas che a Melbourne può diventare il numero uno al mondo. Ci sono ragazzi come Sinner e Alcaraz… qualcosa tra i giovani si sta muovendo, ed è giusto che sia così. Però, ribadisco, attualmente Djokovic è ancora una spanna sopra tutti, nonostante l’età”.

“Sinner deve essere contento, ha la tenuta mentale dei più grandi”

Foto Twitter FITP

Dagli azzurri impegnati in Australia ti aspettavi di più?

“A inizio stagione è sempre un po’ difficile. La Coppa Davis finisce tardi e non hai troppo tempo per recuperare. Infatti molti, vedi anche Alcaraz, hanno avuto problemi fisicamente. Alcune sconfitte possono far male, certo. Ma se pensiamo a come sono arrivate… Musetti e Berrettini sono partiti male, poi però l’hanno portata al quinto ed entrambi sono arrivati ad un passo dal portarla a casa. Si gioca veramente su pochi punti… Sinner secondo me si è espresso molto bene. Deve essere assolutamente contento, il livello del suo gioco si alzato, basta comparare la sconfitta dello scorso anno con quella di qualche giorno fa. Si vede che vuole portare qualcosa di diverso, come dimostrano le tante palle corte e i miglioramenti al servizio. Quello che ha fatto la differenza in negativo nella sfida con Tsitsipas sono i molteplici break point non sfruttati. Però, insomma, dallo 0-2 ha alzato il livello in maniera esponenziale. Ha dimostrato che può stare tra i migliori. Ha una tenuta mentale che si avvicina parecchio a quella dei più grandi”.

Sei stata una figura di spicco in un momento positivo per il tennis femminile azzurro. Un momento che ha spianato la strada agli exploit di Pennetta, Vinci, Schiavone ed Errani. Dopodiché il buio, o quasi. 

“Già, direi che forse si poteva sfruttare meglio il periodo con Pennetta, Vinci, Schiavone ed Errani. Mi spiego: avendo quattro ragazze fenomenali, si poteva lavorare meglio sulle retrovie. Magari convocando le giovani durante i match di Federation Cup, facendogli respirare un po’ l’aria di quei livelli, facendogli vedere i loro allenamenti, i loro comportamenti dentro e fuori dal campo. Cosa fondamentale, secondo me. Probabilmente non è stato fatto”.

Nell’ultimo periodo, però, sembrerebbe intravedersi la luce…

“Qualcosa sì, si sta muovendo. Ora hanno riaperto il centro tecnico a Formia, e ciò può dare sicuramente una spinta in più. Mi piace molto come sta lavorando Cocciaretto, che tra l’altro sta portando avanti anche gli studi universitari oltre che la propria carriera di tennista. Elisabetta è migliorata molto al servizio e dal lato del dritto. Mi piace la sua grinta. Mi hanno parlato molto bene anche di Matilde Paoletti, che al momento ho visto solo in televisione. Fisicamente ha bei mezzi, adesso deve trovare continuità a certi livelli. Poi abbiamo Trevisan, Paolini, Bronzetti, ragazze che stanno facendo bene. Vorremmo un po’ più di costanza, però vabbé non si possono chiedere i miracoli. Io punterei anche sulle ragazzine di 12-14 anni, ci si potrebbe lavorare. Purtroppo, fino a qualche tempo fa era difficile strapparle ad altri sport. Spero che il trend si sia invertito”.

Le grandi soddisfazioni e i nuovi progetti

Foto Facebook Reggi

Quali sono le emozioni più belle che hai provato in carriera?

“Posso dirti la medaglia di Bronzo alle Olimpiadi, l’aver battuto Chris Evert alle Olimpiadi di Seoul, il mio primo torneo vinto da professionista a Lugano, l’aver indossato la maglia azzurra. Quando c’era da rispondere per la nazionale ero sempre in prima linea. Ci metto dentro anche la sconfitta dopo due match point mancati contro Sanchez a Wimbledon, me la porterò per sempre. È stata un’emozione incredibile, anche perché Arantxa era una mia grande amica”.

Nei giorni scorsi hai annunciato l’inizio di una collaborazione al Circolo della Stampa di Torino. Ti mancava il campo, vero?

“Tempo fa, a Busto Arsizio, avviai un progetto con sei ragazzi e ora ce ne sono una cinquantina, diciamo che ormai quel progetto è andato per conto suo. Quindi adesso ho deciso di rientrare in campo dopo diversi anni. Quando sono sul quel rettangolo rosso mi sento a casa mia! Ringrazio Fabio Colangelo, ci conosciamo da tanti anni ed anche lui è tra Eurosport e Sky a fare il commentatore televisivo. Mi ha chiesto se avessi piacere a collaborare con lui, io ho accettato molto volentieri! È sempre un piacere poter trasmettere ai ragazzi la mia esperienza. C’è un bel gruppo al Circolo della Stampa di Torino, un circolo di prestigio e ben organizzato. Speriamo di fare bene”.

“In bocca al lupo” Raffaella, alla prossima!

“Crepi, alla prossima!”.

A cura di Giuseppe Canetti

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Giuseppe Canetti

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