In una recente conferenza stampa, Novak Djokovic è tornato a parlare di cosa ha vissuto nella scorsa stagione, con la deportazione forzata dall’Australia e la conseguente cancellazione del visto per tre anni (poi revocata).
Il ricordo di Nole
Djokovic ha chiuso la prima settimana della stagione con il secondo titolo in carriera all’Atp250 di Adelaide (primo successo nel 2007). Il serbo è apparso in ottima forma, tanto che è riuscito a trionfare in finale contro Sebastian Korda in più di tre ore di gioco e cancellando un match point.
Nelle conferenze stampe successive, però, oltre che il commento del successo, è stato chiesto a Nole un racconto intimo di cosa è successo nel 2022 sul territorio australiano.
“Alcune persone hanno ancora un’idea sbagliata di quello che è successo. Ci sono state due o tre giocatori che sono arrivati in Australia una decina di giorni prima di me e avevano la stessa esenzione che avevo io. Ho semplicemente seguito le regole. La mia esenzione era stata verificata da una squadra di medici.
Ero arrivato con tutte le carte in regole per entrare. Poi all’improvviso è cambiato tutto. Così è iniziato un affaire con i media talmente grande da non poter più prendere la parola in alcun modo. Con l’aumentare della pressione e della follia attorno alla vicenda, ho preferito tornare a casa.
I primi mesi in cui sono rimasto in Serbia devo ammettere che non sono stati semplici. Avevo a che fare non solo con i media australiani, ma di tutto il mondo. C’era molta pressione e non si parlava bene di me in giro.
Sono rimasto diverse settimane a casa, senza uscire spesso. Aspettavo che la situazione si calmasse un minimo. Le scorie dell’accaduto, però, sono ancora lì e sono rimaste impresse per molti mesi. Potrebbe anche essere che hanno avuto un’influenza negativa sul mio gioco in quel periodo.
In ogni conferenza stampa dovevo rispondere ad una o due domande su quello che fosse successo in Australia. Per questo, nonostante provassi ad andare avanti, il mondo non faceva altro che ricordarmi dell’accaduto. Ho dovuto rimanere molto paziente e aspettare che tutto si calmasse attorno a me”.
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