Matteo Berrettini è stato uno dei protagonisti dell’esordio degli azzurri in Coppa Davis. Nonostante non potesse giocare, il romano ha voluto sostenere i propri compagni di squadra da vicino, tifando per loro ad ogni partita. Nella conferenza stampa in vista della semifinale con il Canada, Matteo ha parlato di un possibile recupero miracoloso e dei segreti della squadra.
L’Italia ha vinto, da sfavorita, il proprio quarto di finale contro una delle candidate alla vittoria: gli Stati Uniti. La squadra allenata da Filippo Volandri è stata praticamente perfetta, grazie ai grandi successi di Lorenzo Sonego in singolare e del doppio composto da Simone Bolelli e Fabio Fognini.
Un altro tassello molto importante era in tribuna: Berrettini.
“Sto recuperando velocemente. Oggi ho fatto il miglior allenamento da quando mi sono fatto male. Miracolo? Vediamo…
Prima di tutto vengo a fare il tifo e a sostenere i ragazzi. Poi cerco di dare anche qualche indicazione: ad esempio con gli Stati Uniti, avendo giocato varie volte contro Paul, Tiafoe e Fritz ho dato qualche suggerimento.
Per dirne una, Paul avevo notato che aveva certi movimenti al servizio e li ho condivisi con la squadra. Poi c’è un discorso più ampio: quando con Volandri abbiamo cominciato questo percorso lui ha messo in chiaro che il suo obiettivo prima di tutto era costruire un gruppo, uno spirito di squadra. Penso che la mia presenza oggi si inserisca in questo disegno più ampio.
Il nostro è uno sport individuale e siamo portati a pensare a noi stessi e a stare con i nostri team.
Per certi versi è un cambio di paradigma, però è una cosa che arricchisce e devo dire che adesso abbiamo un bel gruppo giovane con tanti ragazzi che potranno far parte della squadra per parecchi anni.
Io pure all’anagrafe sono ancora giovane e spero di continuare per parecchi anni, anche se quando vado a fare le risonanze a volte c’è da mettersi le mani nei capelli.
Musica prima delle partite? Allora vediamo un po’… la musica di sottofondo la sceglie Musetti, praticamente vive con la musica sempre accesa.
E poi io non so come fa… è un 2002 e ascolta la musica degli anni ’70, ascolta certe cose che manco conoscevo…
Come socializzazione gli altri sono fissati con un gioco di carte che si chiama sequence mi pare… per il resto non abbiamo un vero inno, forse una canzone che gli altri mettono per scaramanzia è ‘Notte prima degli esami’, che sarebbe in tema…
Però grossi riti scaramantici non ne abbiamo, a parte quello di sederci sempre negli stessi posti sugli spalti”.
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