Non è una rinascita, ma poco ci manca. Probabilmente è più opportuno parlare di equilibrio (quasi) raggiunto. Denis Shapovalov ha attraversato un’estate infernale per ottenerlo e adesso ne sta raccogliendo i primissimi frutti: sembrerebbero – finalmente – esserci tutti i presupposti per assistere alla sua definitiva esplosione. Riavvolgiamo un attimo il nastro.
Sulla falsa riga di quanto si sta vedendo oggi, il 2022 di Shapovalov era iniziato il maniera promettente, ovvero col successo in Atp Cup (sotto la bandiera del Canada), con i quarti di finale agli Australian Open (dove ha quasi ribaltato il futuro vincitore Rafael Nadal) e con la semifinale a Dubai (anche se persa in malo modo con Jiri Vesely). In mezzo una sconfitta al primo turno a Rotterdam e i quarti a Doha (per lui secondo turno), come avvisaglie di quello che sarebbe avvenuto successivamente. Già, perché poi il buon Denis ha attraversato una partenesi infernale durante il periodo estivo, fatta di una lunga serie di eliminazioni al primo turno. Le ultime scosse di assestamento? Pare proprio di sì.
Il colpo di reni del nativo di Tel Aviv, infatti, non si è fatto attendere. È arrivato assieme all’autunno, a dimostrazione che anche le stagioni possono rappresentare un elemento di svolta nel processo di costruzione di un’atleta. La finale a Seoul, la semifinale a Tokyo e i quarti centrati a Stoccolma e a Vienna sono figli di un parziale equilibrio che finora non aveva mai avuto.
Diciamo questo non tanto per i risultati in sé, ma per la modalità con cui li ha raggiunti: senza perdere un set – ad eccezione di ieri nella capitale austriaca – e con una tranquillità che sa tanto di un processo di maturazione ormai quasi completo.
Si è a lungo parlato di un giocatore che “è bello ma non balla”, che ha un rovescio mancino sublime ma anche estremamente fragile nella sua continuità di espressione. Ad oggi, tali considerazioni sembrerebbero appartenere al passato. Certo, ci sarà sempre qualcuno che tenderà a rispolverarle, alla prima sconfitta, al primo passaggio a vuoto. Ma ne saranno sempre di meno.
Nell’ultima nostra analisi su Shapovalov, fatta proprio quando stava attraversato la sua crisi profonda in estate, avevamo sottolineato che la principale problematica del canadese fossa di natura mentale, e non tecnica.
“Sembrerebbe non aver fiducia nei propri mezzi, cosa che spesso capita anche ad altri giocatori, soprattutto in giovane età. Di certo possiede tutte le potenzialità tecniche per riuscire a superare questa fase. Ma un ruolo cruciale, in un senso o nell’altro, ce l’avranno il suo grado di determinazione e la sua mentalità”.
Ecco, la mentalità. È stato proprio sotto questo aspetto che Denis ha fatto passi da gigante e promette di farne ancora. Non manca molto a quel definitivo equilibrio che gli permetterà di ottenere tutti i trionfi che il suo sconfinato talento merita.
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