In un’intervista di qualche tempo fa, l’otto volto campione slam Andre Agassi ha parlato del suo arcirivale Pete Sampras. L’americano ha rivelato che contro il 14 volte campione slam bastavano trenta secondi di grande tennis per uscire sconfitto.
Quella tra Sampras e Agassi è sicuramente una delle rivalità più famose ed intense del tennis moderno. Due stili di gioco ed attitudini alla racchetta completamente diversi, così come i caratteri personali.
Sono scesi in campo insieme in 34 occasioni (nove volte negli slam, cinque nelle finali dei major), con Pistol Pete avanti per 20 a 14.
In un’intervista di qualche tempo fa, Agassi ha proprio voluto parlare della loro rivalità che per anni ha tenuto attaccati al televisore milioni di fan da tutto il mondo.
“Beh, la mia carriera sarebbe stata sicuramente molto più vincente senza di lui. Allo stesso tempo, però, credo che sarei stato un giocatore molto meno completo sotto tutti i punti di vista. Sapete, Pete è sempre stato uno specchio per me: lo guardavo e mi chiedevo cosa potessi fare meglio o dove migliorare per batterlo. Il motivo? Lui è stato così dominante per tutta la carriera e superarlo in alcune occasioni è stato il mio più grande obiettivo.
Noi due, però, ci siamo sempre portati un grandissimo rispetto. Credo che dal punto di vista dei fan i nostri match erano molto divertenti perché era chiara la diversa impostazione di stile e di personalità in campo.
Dal mio punto di vista, una delle più grandi capacità che aveva Pete era quella di farti sentire piccolo davanti a lui. Beh, lui era un grandissimo atleta, un servizio incredibile, si muoveva bene e a rete era qualcosa di speciale. Oltre a ciò, la cosa che notavo di più era la sensazione di non poter fare nulla contro di lui. Avrebbe tenuto sempre il servizio e mantenuto un livello ordinario per 35 o 40 minuti. Poi avrebbe fatto qualcosa di speciale a rete in una trentina di secondi e il set era andato. Cosa potevi fare contro uno così?
Quando giocavo con lui ero sempre sulla graticola e questo non mi faceva mai sentire a mio agio. Non ho mai avuto il privilegio di poter essere tranquillo e godermi la partita perché dovevo stare attento a quei momenti in cui avrebbe potuto svoltare il set a suo favore. Quella sensazione a volte ti fa dare il massimo e vincere. Altre, invece, ti fa sprofondare e perdere clamorosamente”.
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