“Il mio primo contatto con il tennis sta la finale di Wimbledon tra Pete Sampras e Jim Courier“, quella in cui il 14 volte vincitore di tornei del Grande Slam ebbe la meglio in quattro set sul connazionale. A dirlo è Novak Djokovic, in un’intervista a Vice Serbia di qualche tempo fa. “Era il 1993, avevo sei anni, era il giorno del primo titolo di Sampras all’All England Club. Ho guardato quel match e mi sono innamorato del tennis”. E per fortuna, aggiungiamo noi.
Il destino, poi, ha giocato un ruolo fondamentale: “Nello stesso anno in cui ho visto la finale, furono costruiti tre campi da tennis di fronte al ristorante dei miei genitori a Kopaonik, posto in cui sono cresciuto”.
Un legame viscerale e tormentato, quello del numero uno del mondo e la sua terra. E non potrebbe essere altrimenti, visto quello che i Balcani hanno passato negli anni ’90, gli anni della guerra. Per questo, qualche anno fa, il campione serbo è tornato, con la sua famiglia, in quei posti che l’hanno visto crescere come uomo e nascere come straordinario interprete del nostro gioco.
“Questo è il mio campo da tennis preferito, il mio muro preferito, un muro che vale più di tutti i campi del mondo. Qui trascorrevo il tempo, vicino alle case in cui si preparava dell’ottimo cibo che ormai, a causa dei bombardamenti del 1999, non ci sono più. È triste, ma è successo davvero”, ha ricordato Djokovic.
In quel campo, in quel paese di montagna a ridosso del confine tra Serbia e Kosovo, Nole, i suoi fratelli e i suoi genitori hanno passato intere giornate. “L’ultima volta che sono venuto qui – ha detto nel corso di quel video girato nel 2016 – era il 1998, un anno prima dei bombardamenti. Alcune delle rovine che vedete sono i resti delle case che una volta si trovavano qui. Questo muro è sopravvissuto alle bombe, ai colpi della natura, è una fortuna vederlo ancora in piedi, nonostante siano passati tutti questi anni”.
E’ la storia di un ragazzo diventato uomo, di un giovane appassionato di tennis diventato uno dei più grandi che il gioco abbia mai prodotto. Ed è una storia partita giocando a tennis contro un muro a Kopaonik, Serbia.
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