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Storie

Chi è Casper Ruud, il più forte tennista norvegese di sempre

Dopo la finale raggiunta al Roland Garros lo scorso giungo, Casper Ruud ha conquistato anche l’ultimo atto dello US Open, confermandosi una delle grandi certezze del circuito maschile. Se riuscirà a trionfare sul cemento New York, da lunedì sarà il nuovo numero uno del ranking Atp. In attesa di sapere come andrà a finire, ripercorriamo le tappe del suo percorso nel mondo del tennis.

Gli inizi: dagli Itf agli Slam

Foto Instagram Casper Ruud

Casper Ruud, nato il 22 dicembre 1998 ad Oslo, inizia a giocare a tennis all’età di soli quattro anni, accompagnato dal padre Christian, ex tennista professionista che in carriera riuscì a spingersi fino alla trentanovesima posizione della classifica mondiale. Da bambino, il norvegese pratica anche calcio, hockey su ghiaccio e soprattutto golf. Scelta la racchetta, gareggia per un periodo nel circuito ITF, in cui vince il torneo di Maiorca nel 2016. Poi passa ai Challenger. Il 10 settembre della stessa stagione, all’età di 17 anni e 8 mesi, conquista a Siviglia contro Daniel Taro il suo primo titolo in tale categoria. Da allora si impone sempre di più sulla scena del tennis mondiale, dimostrando una spiccata (e curiosa) predisposizione a giocare sulla terra rossa. Quindi, per questo motivo, all’età di 19 anni, comincia ad allenarsi all’accademia di Rafael Nadal a Maiorca. Qui, completa la sua formazione professionale, e lo fa alla grande. Dopo un buon 2017, contrassegnato da un buon exploit a Rio de Janeiro, inizia il 2018 ottenendo la prima vittoria in uno slam (Australian Open), e lo chiude a posizionandosi a ridosso della top-100 (112 posto). Nel 2019, sfonda questo muro affermandosi come numero 54 del ranking. In questa stagione, fa anche il suo esordio nell’atto finale di una manifestazione Atp. Ciò avviene a Houston, dove viene battuto da Garin.

Il 2020, l’anno della consacrazione

Il 2020 è sicuramente l’anno della consacrazione per Casper Ruud. Il primo grande squillo è a Buenos Aires, dove batte Pablo Andújar, Roberto Carballés Baena e Dušan Lajović, senza perdere alcun set. In semifinale recupera un set di svantaggio a Juan Ignacio Londero, raggiungendo così la sua seconda finale in carriera. Quindi, surclassa Pedro Sousa e si aggiudica il suo primo titolo Atp.

Il secondo rombo è al Chile Open, dove da testa di serie numero due riceve un bye al primo turno. Dunque supera senza problemi Tabilo, Delbonis e Albert Ramos-Viñolas. Raggiunge così la seconda finale stagionale, dove viene sconfitto, tuttavia, da Thiago Seyboth Wild col punteggio di 5-7, 6-4, 3-6.

Dopo il lungo stop dovuto alla Pandemia, a Roma riesce a raggiungere la sua prima semifinale in un torneo 1000 battendo in ordine Karen Khačhanov, Lorenzo Sonego, Marin Čilić e Matteo Berrettini, per poi cedere al penultimo atto al numero uno del mondo Novak Djoković. Grazie a questo risultato migliora il suo best ranking entrando per la prima volta in top 30.

La settimana successiva partecipa all’Hamburg European Open raggiungendo la quarta semifinale della stagione, dove viene sconfitto da Andrej Rublëv in due set. Il 28 settembre sale alla posizione numero 25 della classifica, migliorando ancora il suo best ranking. Agli Open di Francia, dove è testa di serie numero ventotto, conferma il terzo turno dell’anno precedente.

Il 2021, un anno straordinario

Raggiunge gli ottavi agli Australian Open, i quarti ad Acapulco (dove si ritira senza scendere in campo), e le semifinali al Rolex Masters di Montecarlo. In seguito, a Monaco e Madrid, viene sconfitto ancora in semifinale da Basilashvili (vincitore del torneo) e Berrettini. Saltati gli Internazionali d’Italia, vince il torneo di Ginevra prima di raggiungere i sedicesimi al Roland Garros e i quarti sull’erba di Mallorca. Sfortunata, invece, la parentesi di Wimbledon, dove perde al primo turno da Jordan Thompson.

Poi, una serie straordinaria di vittorie gli arricchiscono la bacheca di tre titoli, quelli di Bastad, Gstaad e Kitzbuhel.

Sul cemento americano ottiene i quarti a Toronto e Cincinnati, il secondo turno agli US Open e, infine, un altro trionfo a San Diego.

Il 2022, un anno da top-3

In questo 2022, Ruud ha finora vinto tre tornei sulla terra battuta, a Buenos Aires, e a Ginevra e Gstaad, dove ha confermato i successi del 2021. Inoltre ha raggiunto la finale del Roland Garros e quelle dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami. Tali risultati gli sono valsi il best ranking alla posizione numero 5 (13 giugno). Agli US Open l’ultima grande cavalcata che, a prescindere da quale sarà l’esito, lo renderà almeno la seconda forza del circuito maggiore. Il più forte tennista norvegese di sempre.

La predilezione per la terra rossa… e la scoperta delle altre superfici

Qualche tempo fa, Ruud parlava in questo modo della sua predilezione per la terra rossa: “Credo che si adatti al mio tennis meglio delle altre superfici. Sento di poter fare molto con il dritto e adottare rotazioni estreme. Mi sembra che questo stile funzioni meglio sulla terra che sul duro. Mi sembra che manchi un vero specialista della terra battuta tra le next gen. Quello specialista potrei essere io”.

Affermazioni che avevano spinto appassionati ed addetti ai lavori a definirlo come un “semplice terraiolo”. Adesso, tuttavia, dopo gli eccellenti risultati ottenuti sul cemento, si può dire che Ruud abbia ampiamente dimostrato di non meritare questa ingenerosa etichetta.

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Luigi Petrucci

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