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Il paragone con Verdasco, la competizione con Sinner e Musetti, il torneo dei sogni: Zeppieri si racconta

Reduce dall’ottimo torneo sulla terra battuta di Umago, dove si è spinto sino alla semifinale, Giulio Zeppieri ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Supertennis. Ve ne proponiamo un estratto molto interessante in cui si è soffermato sull’exploit in Croazia, sul suo percorso di crescita, su Musetti e tanto altro ancora.

Zeppieri: “Ecco come ho fatto semifinale ad Umago. Il Roland Garros è il torneo dei miei sogni”

Foto Roberto Dell’Olivo

Ecco quanto dichiarato dal tennista di Latina a margine della competizione croata:

“Insieme agli Internazionali di Roma e al Roland Garros di Parigi, senza dubbio questo di Umago è stato il mio torneo più bello, quello dove ho espresso il tennis migliore. A Umago non ci sono condizioni semplici, fa tanto caldo e per giunta con parecchia umidità, la racchetta scivola via, bisogna fare molta attenzione. Tutti gli avversari nel circuito maggiore, inoltre, ti costringono a non avere cali di attenzione. Devi fare un torneo importante per raggiungere anche solo i quarti. Nelle qualificazioni ho fatto un po’ di fatica, poi ho cominciato a giocare decisamente meglio. Sto tenendo una intensità alta per tutta la partita e questo in Croazia ha pagato”. 

Sul lavoro con il nuovo coach Giuseppe Fisichetti

“Stiamo cercando di rendere più completo il mio tennis, di avere più scelte durante il match. Ogni tanto va bene, ogni tanto va male, ma è importante insistere su quello che sto facendo, sulla strada che ho intrapreso. Il cambio di coach? Il lavoro in realtà non è stato modificato più di tanto e con Giuseppe ci conoscevamo già da tempo. Non c’è stato nessuno stravolgimento. Con Piero Melaranci ho ancora un rapporto importante, non girare più insieme all’inizio è stato difficile, ma sono soddisfatto della scelta che ho fatto, è stato un passo verso la maturità”.

Tema superfici

“Come mi trovo fuori dalla terra? A me piace giocare sul duro outdoor, mentre indoor è più complicato per le mie caratteristiche. Adesso non gioco da tanto sul veloce, è difficile fare una scelta di programmazione sul duro quando sei indietro in classifica, ma credo di poter giocare bene un po’ ovunque in futuro, persino sull’erba”.

Su Musetti

“Siamo amici e parliamo molto, lui ha appena vinto un torneo incredibile ad Amburgo e io spero di raggiungerlo prima possibile in classifica. Mi aspettavo che facesse in fretta a salire, perché ha sempre avuto personalità e carisma, oltre che talento. Come tutti, quando ti affacci a un livello di difficoltà così alto, ci sta che per un periodo si vincano poche partite, ma ha ancora margine e può crescere ulteriormente”.

Sulla competizione con Sinner e Musetti

“Una promessa io? Sì, ma alla fine sono sempre stato leggermente oscurato, prima da Musetti e poi anche da Sinner. Non ho sentito questa pressione mediatica, sapevano chi fossi certo, ma non avevo tutti gli occhi puntati addosso. Oggi la gente va per estremi: se vinci una partita sei un fenomeno, se perdi in un challenger sei un mediocre. Non è così, ma devi farci il callo. Quest’anno con il mio coach non ci siamo messi obiettivi di ranking, ma stiamo puntando sul lavoro costante. Ben venga la crescita, anche in classifica, ma parliamo di un percorso di lungo termine. Sto lavorando tanto sul rovescio, che avevo un po’ perso nell’ultimo periodo. E sto mettendo molte altre cose nel repertorio: la smorzata, il back, la difesa, per essere più completo”.

Sul paragone con Verdasco

“Ci può stare. Quando incontri personaggi ex top 10 con i quali sei un po’ cresciuto ammirandoli in televisione, c’è senza dubbio un po’ di tensione. Sembrano fenomeni, poi ci giochi contro e capisci tante cose. Io e Verdasco abbiamo un tennis simile, posso ritrovarmi molto in quello che fa. Firmerei per una carriera come la sua, per arrivare al numero 7 del mondo. Anche se ovviamente si prova sempre a fare il massimo, a essere la migliore versione di se stessi”.

Sui suoi sogni

“Il Roland Garros è il mio torneo dei sogni, e anche quando ci sono stato da Juniores mi è piaciuta molto l’atmosfera. Poi, se parliamo di Slam, al secondo posto metto gli Us Open. E ovviamente Roma, perché si gioca e si vince in casa”.

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Giuseppe Canetti

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