Indian Wells, 9 ottobre 2021: luogo e data dell’ultima apparizione di Kei Nishikori, la seconda dopo un precedente stop di quattro mesi. Da due anni a questa parte, il giapponese ha giocato appena undici partite. Colpa di malanni fisici che l’hanno costretto lo scorso gennaio ad annunciare:
“Ho deciso (insieme con il mio team medico) di sottopormi ad un intervento in artroscopia questa settimana. Lavorerò il più duramente possibile e l’obiettivo è quello di rientrare alle competizioni in circa 6 mesi. Grazie per il vostro supporto e spero di vedervi presto in giro per il tour”.
La luce in fondo al tunnel sembrava vicina, e invece…
Nishikori, ancora rinviato il ritorno in campo: forfait a Winston-Salem
E invece niente ritorno in campo, per ora. L’operazione all’anca sinistra richiede più tempo del previsto per essere “metabolizzata”. Nishikori ha dovuto gentilmente restituire le Wild Card offertegli dagli organizzatori di Atlanta, Washington e, infine, Winston-Salem. Manca pochissimo agli US Open ed è altamente a rischio anche la sua presenza a New York.
È tramonto per l’ex numero 4 al mondo del Sol Levante?
Difficile dirlo. Andy Murray, ad esempio, vittima di un problema simile, è riuscito a tornare nel Circus abbastanza competitivo anche se non ai mostruosi livelli espressi in passato. C’è da dire, però, che non tutti i fisici reagiscono allo stesso modo, che non tutti i giocatori hanno la forza mentale di rendersi protagonisti di una lenta e faticosa risalita. Potrebbe avercela il buon Kei, chissà. Magari spinto dai quei 431 successi ottenuti in carriera, che gli sono valsi 12 titoli Atp.
Potrebbe avercela anche sulla base di due statistiche, non troppo contestuali ma estremamente significative in termini di resilienza e determinazione. Il nipponico, pur dimostrando fragilità nei confronti dei top player, è stato il migliore del circuito in una statistica che si riferisce al 2018, basata sulle percentuali di break point convertiti e salvati, sui tiebreak vinti e sugli incontri vinti nel set decisivo. In un’altra statistica, relativa al periodo tra il 1991 e il 2020, è risultato il tennista ad avere la più alta percentuale di incontri vinti al terzo set dopo aver perso il primo.
Nishikori, insomma, sembrerebbe uno di quelli che “non si molla un centimetro”. Noi gli auguriamo che possa avere ancora la stessa forza di lottare.
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