Cobolli si racconta: obiettivo top-100. Djokovic fuori dai primi 20? Assurdo, peserà…

Flavio Cobolli è sicuramente uno dei giovani più interessanti del tennis azzurro. Il romano, in una recente intervista con OA Sport, ha voluto approfondire la questione relativa ai suoi obiettivi nello sport e sulla situazione di Novak Djokovic per lo US Open.

L’obiettivo top100 e l’idolo Nole

Flavio Cobolli è uscito di scena alle qualificazioni di Gstaad per mano di Nicolas Jarry. Il giovane romano, nonostante questo passaggio a vuoto, si sta facendo largo nel circuito Challenger e il suo nome comincia a salire sempre più in classifica. Di recente ha parlato dei suoi miglioramenti per puntare alla top100 e di quello che è il suo idolo, Novak Djokovic.

Credo di aver lavorato molto sotto tutti i punti di vista. Avevo delle lacune tecniche che ora non ci sono più e adesso la mia priorità è migliorare la parte mentale. È vero, ho fatto un bel salto, ma ora voglio molto di più. Adesso voglio entrare in top100 e lavorerò tanto per farlo.

Oltre al miglioramento tecnico mi serve il miglioramento mentale che mi faccia tenere botta a partite più dure e a match sopra livello. Inoltre, mi serve avere un atteggiamento sempre più positivo e da professionista nei momenti più difficili. Credo che tutto questo sia la chiave per rimanere in top100 per tanto tempo.

Vorremmo tutti essere dove sta Jannik. Sinner è una persona che ci motiva e se siamo migliorati così tanto in così poco tempo è anche grazie a giocatori come lui e Lorenzo Sonego, che ci stanno dando una grossa mano nel tenere alta la bandiera italiana.

I miei idoli? Decisamente Djokovic e Fognini. Spero che giochino ancora per un po’ di tempo, anche se purtroppo gli anni avanzano anche per loro. Poi un ragazzo che mi piace molto è Rublev, quindi il prossimo a cui mi ispirerò sarà proprio lui.

La situazione US Open? Non so bene come ci si debba comportare, però io credo che vedere il giocatore più forte della storia essere fuori dai top20 a fine anno non è bello per il tennis e sicuramente peserà per tutti noi. Secondo me è giusto farlo giocare in America perché è anche grazie a lui che i tornei sono ancora più belli”.

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