“Pensavo di essere su Scherzi a Parte, non ci volevo credere. Oppure che ci fosse qualcuno che mi stava maledicendo”. Conversando con i cronisti della Gazzetta dello Sport, Matteo Berrettini torna sui fatti di Wimbledon, dove la positività al Covid lo costrinse a ritirarsi alla vigilia di un torneo in cui – a detta di tutti gli addetti ai lavori, e non solo – partiva come uno dei principali favoriti.
Berrettini ha scoperto di essere positivo al coronavirus qualche giorno prima dell’inizio del torneo. La settimana precedente aveva trionfato per il secondo anno consecutivo al Queen’s, quella prima ancora a Stoccarda. Il momento era a dire poco esaltante. Appena giunta la notizia, si è messo subito in isolamento. “Speravo di risultare negativo prima di martedì“, giornata prevista per l’esordio contro Cristian Garin, “e invece le cose sono andate diversamente”.
Un colpo durissimo per Matteo, ormai tristemente abituato alla corsa ad ostacoli in cui si è trasformata questa fase della sua carriera. “Ho provato a vedere il lato positivo della questione, visto che venivo da due settimane in cui non avrei potuto chiedere di meglio”. La forza di guardare le partite di Wimbledon, quella no, non l’ha trovata. “Non sono un grande appassionato di tennis quando non gioco io, ma ammetto di non essere stato particolarmente socievole con chi mi cercava e mi chiamava in quei giorni”.
Ora che anche questo capitolo si è chiuso, si apre una nuova pagina. Si riparte da Gstaad, nelle Api svizzere, dove nel 2018 Berrettini vinse il suo primo torneo Atp. “Sono passati quattro anni ma è come se ne fosse passati 25. Sono diverso da allora, non dico migliore o peggiore ma sicuramente mi sento evoluto. Ora ho solo voglia di giocare tante partite”. Matteo sarà al via del 250 elvetico anche in doppio, in coppia con il fratello Jacopo. A lui e a tutto il suo team va il nostro più sentito “in bocca al lupo”.
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