Prima di Wimbledon, quattro partite sull’erba e altrettante sconfitte. A Wimbledon, quattro vittorie su cinque match. La cura Darren Cahill ha avuto gli effetti sperati su Jannik Sinner, che si è scrollato di dosso l’insicurezza e ha cominciato a macinare gran tennis anche sul verde.
Come dicevamo, un fetta importante di merito per i quarti ottenuti dall’altoatesino a Londra va data al coach australiano, ex allenatore di gente come André Agassi, Andy Murray, Ana Ivanović, Fernando Verdasco, Daniela Hantuchová, Sorana Cîrstea e Simona Halep.
Il cinquantaseienne nativo di Adelaide è intervenuto ai microfoni de Il Corriere della Sera per fare il punto della situazione su Jannik e sulla loro nuova collaborazione.
Cahill: “Jannik eccezionale. Wimbledon 2023? Fidatevi!”
Quando gli è stato chiesto se crede che riuscirà a portare Sinner al numero uno come ha fatto con Agassi, Hewitt e Halep, Cahill ha detto: “Per me il ranking è irrilevante. Fondamentale è mettere il ragazzo nella condizione di lavorare al meglio, ogni decisione in funzione del suo bene. La classifica, se saremo bravi, seguirà”.
Su come si dividerà il lavoro con Simone Vagnozzi (l’altro coach del giovane azzurro)
“Faremo settimane da soli con Jannik e periodi insieme: presto ci spartiremo il calendario. Il periodo di prova di Wimbledon è stato molto positivo: Jannik mi ha impressionato. È umile, spiritoso, ben educato e pieno di passione per il tennis. Queste sono le doti umane più importanti per me. Dal mio punto di vista, un tennista è fatto di tecnica, tattica ed emozioni. Con Simone lavoreremo su tutto insieme, compensando le nostre virtù e debolezze. La condivisione di esperienze produce solo ricchezza”.
Sulla lezione più preziosa che Sinner ha imparato dalla sfida con Djokovic
“Io vedo solo spunti positivi: martedì Jannik ha capito di poter giocare alla pari con l’ex n.1 del mondo. Non è un’informazione da poco. Ha capito che una partita con i top player è fatta di fasi e che dovrà alzare l’intensità del suo tennis insieme al livello, come ha fatto Novak dal terzo set in poi. Jannik, invece, è rimasto allo stesso livello dei primi due. L’ho visto stanco, alla fine: cinque set sull’erba sono brutali. Avrebbe dovuto dosare meglio le energie per non finire in riserva. Imparerà in fretta. Con Novak ha perso senza mai smettere di provarci, essere creativo. Non può essere triste, proprio no. Con un 3% di maturità in più, già cambia tutto. È una spugna: impara da ogni palla. Ma è già eccezionale. Quanto è importante dotarlo di più soluzioni? Vitale. Immagini Jannik come un arciere: nella sua faretra dovrà avere molte più frecce di quante ne ha ora. Se un piano non funziona, via, si cambia”.
Il paragone
“Come mentalità mi ricorda Hewitt: ha la stessa scintilla negli occhi, che non si vede spesso nel circuito. Jannik è una tigre in gabbia, aspetta solo di essere liberata in campo. La sua migliore qualità? La fiducia. La convinzione di poter arrivare al vertice di questo sport. Non è qualcosa che si impara: ci nasci. Forse gli deriva anche dal suo passato di sciatore. Sentii parlare per la prima volta di questo ragazzo italiano proprio qui a Wimbledon, da Riccardo Piatti che all’epoca lo allenava, circa tre anni fa. La stagione dopo era già un top player. Da allora seguo i progressi di Jannik costantemente”.
La previsione in vista dell’America
“All’Open Usa la palla vola, i campi sono rapidi: vedremo di arrivarci preparati”
Su Wimbledon 2023
“Ci stiamo lavorando sodo, fidatevi di noi”.